Come dovette apparire Milano, la grande città, agli occhi della giovane Laura, che aveva trascorso i primi quindici anni della sua vita in un paese di campagna?

I palazzi, le vie lunghissime, di cui non si scorgeva la fine, le piazze tanto grandi che potevano contenere il suo paesino, il traffico di carri, carretti, pedoni: tutto il brulichio della vita in una città grande, in espansione, che cresceva sulla spinta del lavoro e della borghesia.

Ma non erano solo cambiamenti positivi quelli che portavano Milano a ingrandirsi e riempirsi di gente proveniente dalla campagna, come Laura stessa: era anche la crisi dell’agricoltura che spingeva molte persone a fuggire dalla miseria. Il prezzo del grano era crollato; una terribile malattia aveva sterminato i bachi da seta e aveva messo in ginocchio la produzione di tessuti; la fame e malattie allora impossibili da scacciare, come la pellagra, tormentavano la campagna.

Milano, insomma, si gonfiava delle speranze e dei problemi di una moltitudine di uomini: ed anche questo triste spettacolo fu una scoperta per Laura.

La giovane fu accolta in casa Biffi come una di famiglia. Con Caterina e il cavalier Francesco (fratello e sorella, nessuno dei due sposato) trascorse ben quattordici anni della sua vita: un lungo tempo all’apparenza uguale e monotono, ma scandito dalla costante preghiera di Laura, che segnava le sue giornate come un orologio.

Quegli anni furono il campo coperto di neve, che conserva e protegge il seme in attesa che venga il momento giusto per germogliare.

Non solo: proprio a Milano, nella grande e confusa città, avvennero gli incontri che chiarirono a Laura quale sarebbe stato il progetto di Dio su di lei: perché sono gli incontri che illuminano la nostra vita.

La sua giornata di lavoro in casa Biffi si apriva con la messa mattutina, nella vicina chiesa di San Babila, e continuava poi nello studio del cavalier Francesco, dove svolgeva il lavoro di segretaria e aiutava il ricco possidente a tenere i conti.

Nel pomeriggio aveva qualche ora di libertà, che di solito trascorreva nella preghiera, e poi di nuovo al lavoro, per aiutare nella gestione della grande ed elegante casa dei signori Biffi, dove regnavano pulizia e ordine perfetto.

Alla sera, dopo cena, Caterina e Francesco volevano che Laura si intrattenesse con loro e con gli ospiti che spesso si radunavano nel salotto. E questa obbedienza costava fatica a Laura: ella aveva sognato per tanti anni la semplicità e la povertàdella vita religiosa ed ora si trovava vestita elegantemente, in mezzo ad un mondo sfarzoso, pieno di allettamenti. Laura cercava attorno a sé i valori essenziali della vita, le piccole grandi cose davvero importanti, ed ecco che trovava il lusso, il superfluo, e tanta gente che spendeva il tempo in occupazioni vane e in vuoti divertimenti.

I signori Biffi, che avevano imparato a conoscere il suo cuore e la amavano come una figlia, compresero il turbamento del suo animo e cercarono di evitarle incontri, discorsi, spettacoli che potessero ferirla.

A tarda sera, finalmente, Laura era libera di tornare nella sua stanza, dove la attendeva il suo piccolo segreto. 

Come dovette apparire Milano, la grande città, agli occhi della giovane Laura, che aveva trascorso i primi quindici anni della sua vita in un paese di campagna?

I palazzi, le vie lunghissime, di cui non si scorgeva la fine, le piazze tanto grandi che potevano contenere il suo paesino, il traffico di carri, carretti, pedoni: tutto il brulichio della vita in una città grande, in espansione, che cresceva sulla spinta del lavoro e della borghesia.

Ma non erano solo cambiamenti positivi quelli che portavano Milano a ingrandirsi e riempirsi di gente proveniente dalla campagna, come Laura stessa: era anche la crisi dell’agricoltura che spingeva molte persone a fuggire dalla miseria. Il prezzo del grano era crollato; una terribile malattia aveva sterminato i bachi da seta e aveva messo in ginocchio la produzione di tessuti; la fame e malattie allora impossibili da scacciare, come la pellagra, tormentavano la campagna.

Milano, insomma, si gonfiava delle speranze e dei problemi di una moltitudine di uomini: ed anche questo triste spettacolo fu una scoperta per Laura.

La giovane fu accolta in casa Biffi come una di famiglia. Con Caterina e il cavalier Francesco (fratello e sorella, nessuno dei due sposato) trascorse ben quattordici anni della sua vita: un lungo tempo all’apparenza uguale e monotono, ma scandito dalla costante preghiera di Laura, che segnava le sue giornate come un orologio.

Quegli anni furono il campo coperto di neve, che conserva e protegge il seme in attesa che venga il momento giusto per germogliare.

Non solo: proprio a Milano, nella grande e confusa città, avvennero gli incontri che chiarirono a Laura quale sarebbe stato il progetto di Dio su di lei: perché sono gli incontri che illuminano la nostra vita.

La sua giornata di lavoro in casa Biffi si apriva con la messa mattutina, nella vicina chiesa di San Babila, e continuava poi nello studio del cavalier Francesco, dove svolgeva il lavoro di segretaria e aiutava il ricco possidente a tenere i conti.

Nel pomeriggio aveva qualche ora di libertà, che di solito trascorreva nella preghiera, e poi di nuovo al lavoro, per aiutare nella gestione della grande ed elegante casa dei signori Biffi, dove regnavano pulizia e ordine perfetto.

Alla sera, dopo cena, Caterina e Francesco volevano che Laura si intrattenesse con loro e con gli ospiti che spesso si radunavano nel salotto. E questa obbedienza costava fatica a Laura: ella aveva sognato per tanti anni la semplicità e la povertàdella vita religiosa ed ora si trovava vestita elegantemente, in mezzo ad un mondo sfarzoso, pieno di allettamenti. Laura cercava attorno a sé i valori essenziali della vita, le piccole grandi cose davvero importanti, ed ecco che trovava il lusso, il superfluo, e tanta gente che spendeva il tempo in occupazioni vane e in vuoti divertimenti.

I signori Biffi, che avevano imparato a conoscere il suo cuore e la amavano come una figlia, compresero il turbamento del suo animo e cercarono di evitarle incontri, discorsi, spettacoli che potessero ferirla.

A tarda sera, finalmente, Laura era libera di tornare nella sua stanza, dove la attendeva il suo piccolo segreto.