Nel Metodo di vita, che Laura inizia ad osservare dal 1867, un intero paragrafo è dedicato alla sofferenza come mezzo di assimilazione a Gesù. Ma per aderire a Lui, per essere così vicini a Gesù da lasciar trasparire nella propria forma di vita quella del Figlio di Dio, è necessario per Laura lasciarsi educare, essere disponibile, malleabile, accogliente come i piccoli del Regno.
Mi abbandonerò nelle sue braccia, perché disponga di me come più gli piace (DS, 63)
Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli (Mt 18,4)
La povertà e l’infanzia spirituale conducono a Dio. Ma occorre una disposizione interna, di distacco dalla propria volontà, dai propri desideri, perché lo Spirito di Dio possa agire, per poter aderire alle vere ricchezze e diventare discepoli di Gesù. Farsi piccoli, perché sia Dio a fare grandi.
Laura si rende conto che Dio chiama ogni sua creatura, per affidarle un suo progetto di vita, di amore. Sente l’importanza della preghiera, della contemplazione, della comunione profonda con Gesù, dell’ascolto e dell’accoglienza della sua Parola, per vivere la Grazia del Signore che la vuole condurre dove vuole Lui.
Laura si fa piccola. Prima di aprirle le porte del monastero, Dio ha altri disegni su di lei, come lei stessa afferma. Vuole che viva qualche anno nel mondo. Questa, la proposta del parroco di Sulbiate e suo confessore, che le chiede di recarsi a Milano, presso anziani signori, benefattori della Chiesa e dei poveri, bisognosi di compagnia e assistenza. Laura prega e, col cuore spezzato, ubbidisce.
Occorre lasciar ‘macerare’ i messaggi di Dio, con fiducia e pazienza, perché possa agire lo Spirito del Signore, perché venga purificato il proprio cuore, per comprendere l’essenziale, perché ogni cosa corrisponda a quanto Dio si aspetta dall’uomo. Per adagiarsi docilmente nella Volontà di Dio.