È il pensiero della morte che dà senso alla vita, che rende l’uomo un cercatore di senso e un mendicante del cielo. Fin da ragazza Laura ama trascorrere lungo tempo nel cimitero dove le è permesso di ‘conoscere il nulla e la vanità di tutte le cose’.

Il camposanto mi era prediletto luogo, dopo la Chiesa. Là, o Gesù mio, mi faceste amare la morte (DS, 34)                                  
 
Quale vivente   non vedrà la morte? (dal Sl 88)

Dice un canto liturgico: Accoglierò la vita come un dono e avrò il coraggio di morire anch’io e incontro a te verrò col mio fratello, che non si sente amato da nessuno.
La vita è dunque da vivere come un grande dono di Dio; un pellegrinaggio, un cammino di crescita verso una meta definitiva: l’incontro con l’Amore Infinito.
Ma chi non prova paura di fronte alla morte, questa sconosciuta? Noi veniamo dal Pensiero di Dio, ma verso dove andiamo? Nessun uomo morto è tornato indietro, a raccontarci della morte.
Solo Gesù. Solo la fede in Lui può darci una ragione della nostra morte.
‘…ogni sera vi renderò conto di tutto’ (foglio staccato dal Q.A.) dice Madre Laura.
Sarà la morte un render conto a Dio di ogni particolare della nostra vita?
Sarà un arrivare alla fine delle nostre fatiche, delle nostre tribolazioni, del nostro soffrire?
Sarà un riposo alle nostre stanchezze?
Gesù ci dice che bisogna morire, per rinascere in una nuova vita, risorta. Accogliere la morte come un nuovo dono di Dio.
Ci sono persone che muoiono disperate, che si ribellano alla morte. Ma Dio si intenerisce e le accoglie.
Ci sono persone che muoiono serene, felici di abbandonarsi a Dio. La Grazia del Signore ha lavorato in loro.
Tutto è sempre opera della Tenerezza di Dio per il suo creato. Abbandoniamoci ancora un’ultima volta fiduciosi nelle sue braccia misericordiose. Sarà per sempre. Affidiamogli i fratelli nostri. Sarà per l’eternità.