Laura nel 1882 inizia la stesura del suo Quaderno autobiografico per obbedienza al suo confessore. Ricostruendo nella memoria gli anni della sua infanzia annota il primo colloquio spirituale con don Ercole Riva, avvenuto durante il sacramento della Riconciliazione. Il sacerdote, da poco tempo in cura d’anime a Brentana, scorge immediatamente nella fanciulla di otto anni le sue qualità interiori, l’amore di predilezione del Padre su di lei, la necessità di un cammino di ascesi col quale Laura potesse prepararsi a ricambiare i doni ricevuti. Attraverso la saggezza del suo primo direttore spirituale, la ragazza s’incammina sulla via indicata dalla sapienza biblica della conoscenza disincantata di sé, per giungere a guardarsi con gli occhi amorevoli e compassionevoli di Dio e non con lo sguardo del proprio ‘io’.
Il buon Dio mi diede una profonda conoscenza del mio nulla e della mia miseria (DS, 19)
Non essere saggio ai tuoi occhi (Prv 3,7)
Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sulla tua intelligenza (Prv 3,5)
Anche Gesù condanna l’orgoglio ed esalta l’umiltà.
Laura sa che solo un cuore umile che si pone nelle mani di Dio, riconoscendo la propria nullità, viene accolto con amore da Dio.
Dio elargisce le sue grazie a chi si riconosce peccatore, a chi, senza abbattersi per le proprie mancanze, pone la sua fiducia nell’aiuto e nel perdono del Signore. Nella mortificazione interiore si raggiunge un’unione più intima con Gesù.
Occorre piacere a Dio, non a se stessi e nemmeno agli uomini. Chi si riconosce buono a nulla, rende a Dio la gloria di ogni bene che compie, perché solo Dio è la fonte di ogni Grazia.
Più l’anima si umilia, più riceve l’aiuto del Signore.
La coscienza pura si ottiene mediante l’obbedienza alla volontà del Signore; nel combattere l’amor proprio, nella ricerca della perfezione e nella pratica del suo amore. Senza umiltà, non vi è crescita