Era debilitata nel fisico e spossata nello spirito: le tensioni delle molteplici preoccupazioni che si erano accumulate sempre più avevano inciso sulla sua persona. Da Milano giungevano i pareri contrari al suo operato, i superiori la giudicavano«insubordinata», disubbidiente, «poco sincera», troppo originale. Proprio lei, che aveva sempre interpretato l’obbedienza come il fare la volontà del Signore, ora si trovava in una situazione che annebbiava il suo cammino. Si interrogava chiedendosi se era stato reale il rapimento mistico della «bella notte»…: «Le persone che io stimavo disapprovavano tutto come una novità inopportuna ai nostri tempi. Si aggiunsero due sorelle alle quali vennero le convulsioni fortissime. A me tornarono i dubbi e mi si risvegliò la vocazione alla vita religiosa di stretta clausura e andavo dicendo tra me: “Che faccio io qui?” …Volontà di Dio no, perché i miei Superiori paiono pentiti. Queste giovani così malaticce non possono riuscire e dovranno tornare nel mondo, dunque io fui ingannata e fu opera di fantasia… Ero perfettamente al buio, Gesù SS.mo si era nascosto. Resistetti per qualche giorno  e poi decisi per altra vita. Piansi, pregai ancora. Una sera non ne potevo più e quasi, quasi, cedevo alla tentazione di lasciare le sorelle di nascosto e andare in un luogo sconosciuto, per poi entrare in qualche monastero di clausura in qualità di conversa»[1].

La tentazione fu fortissima. Madre Laura avrebbe voluto lasciare tutto per vivere solo con Gesù. Ma non poteva non pensare alle sue suore: «Mio pensiero era di lasciare alle sorelle i mezzi che mi aveva dato la Provvidenza ed io partire con niente. Fu un momento terribile, mi sembrava mi si slogassero le ossa nell’abbandonare le  mie care figlie. Esse dormivano tranquille, fidenti in Gesù e in me. Prostrata fino a terra pregai lungamente, e mentre feci per alzarmi e per cedere alla tentazione, Gesù prontamente venne in mio aiuto.

Ancora amabile Gesù, sento i tuoi teneri, ma severi rimproveri! Ancora mi stanno davanti fissi quei tuoi occhi dolci, ma severi! Quell’amabile e tenera Voce che mi disse: “Laura che fai?… Questa è opera mia, non perderti di coraggio. Io sono con te. Io farò tutto”. “Ma dov’eri Gesù mio?” Sbigottita e tremante, ma rassicurata della Volontà del mio caro Gesù, tornai al mio posto di orazione e feci l’offerta ed il sacrificio di tutta me stessa, della mia vita, del mio onore, delle cose mie. “Tu mi basti, Amor mio, per tutto”. Pregai e piansi un po’ e mi addormentai. Mi pareva che Tu, con tanta dolcezza, mi facevi riposare sull’Amabile Tuo Cuore. Mi svegliai, ti diedi un bacio affettuoso e mi trovai rinfrancata e pronta a soffrire quelle calunnie, quelle dicerie che prevedevo inevitabili»[2].

A molti Madre Laura appariva un’illusa, una visionaria, una poveretta, un’ipocrita dalla doppia vita, una menzognera, ambiziosa di potere, amante dell’indipendenza e delle novità, che a tutti voleva comandare e a nessuno obbedire. «Persone buone, credendo di fare il mio bene, mi contraddicevano e mi creavano mille imbarazzi e ostacoli e così incagliavano l’opera di Dio […] E Voi, sempre buono, mi andaste dicendo: “Coraggio, Laura, tutto è opera mia, non temere, taci e perdona”. Non volle mai che mi difendessi»[3]. E Laura obbedì, sapendo la vicinanza ed il sostegno del Signore e la Sua volontà di creare un’opera nuova mediante lei.

Sulla via dell’ascesi Madre Laura, confortata dalla presenza e dall’amore di Cristo Gesù, sapeva che dalle sofferenze e dal dolore si può trarre gran vantaggio per l’elevazione della propria anima. Il suo Sposo la chiamava al sacrificio ed ella non poteva esimersi dall’offrire se stessa e le proprie fatiche, così come sono chiamati tutti coloro che partecipano, come san Paolo, delle sofferenze di Cristo. La decisione di donare tutta se stessa, tutta la sua intera vita, tutto il suo cuore l’aveva presa da lungo tempo.

Madre Laura aveva l’appoggio di Gesù, ma aveva anche il sostegno del Parroco e dell’arcivescovo di Milano, monsignor Luigi Nazari di Calabiana, il quale discusse con lo stesso don Riva la realtà di Brentana. Madre Laura incontrò l’arcivescovo il 21 aprile 1881, cioè il giorno stesso della sua professione come orsolina, quando venne ricevuta in udienza con Adelaide Garghentino e don Riva. Illuminante a tale proposito la lettera che Madre Laura inviò a monsignor Luigi Nazari di Calabiana in quei giorni:

«Eccellenza Reverendissima,

umilmente prostata ai di lei piedi, io sottoscritta Laura Baraggia, orsolina di Brentana, vengo a porgerle un vivissimo ringraziamento per la cordialissima e veramente paterna benevolenza con la quale mi ricevette giovedì prossimo passato, giorno della mia professione. Con me si prostrarono ai piedi di vostra eccellenza rev.ma anche le mie sorelle che tutte si sentono onorate ed incoraggiate dalla di lei bontà.

Le preziose e sagge parole che mi indirizzava e specialmente l’approvazione che V. Ecc. R.ma con espansione di Padre e di Pastore si degnava di dare al già fatto da me e dalle mie sorelle e a quanto desideriamo di fare, i consigli pieni di prudenza che mi diede per rendere viemmaggiormente stabile e fruttuosa la cosa da noi intrapresa, mi riempirono di consolazione insieme e di coraggio e mi confermarono sempre più nella decisione già da lungo tempo da me presa, di consacrarmi al bene della povera popolazione di campagna.

Anche le mie sorelle si sentono vivamente incoraggiate a dedicarsi con tutto l’animo a cercare la propria santificazione per mezzo delle opere di carità verso i bambini e le povere fanciulle. Dio e l’amatissimo nostro pastore, io lo spero, mi continueranno quella benedizione, quell’assistenza che già provo con tanta mia consolazione ed io di nuovo protesto di volermi tenere sempre pronta e docile a seguire con piena obbedienza quanto mi potrà essere e comandato e consigliato direttamente e indirettamente da colui che venero qual mio pastore e padre, rappresentante di Gesù Cristo. Questi sentimenti e miei e delle mie buone sorelle ho aspettato fino a quest’oggi a umiliarli ai piedi di V. Ecc. Rev.ma per aver la consolazione di unirvi i voti più fervidi e di ogni bene nella fausta ricorrenza del di lei giorno onomastico.

Noi pregheremo sempre, ma specialmente in questo bel giorno di S. Luigi per V. Ecc. perché lungamente conservi e in perfetta sanità chi ci regge e guida con tanto zelo e prudenza e santità, chi ora più che mai sentiamo diventato doppiamente nostro padre.

Perdoni, Ecc. Rev.ma, al mio troppo ardire e voglia come la prego insieme a tutte le mie sorelle rinnovarci la preziosa di lei paterna benedizione.

Prostata al bacio del s. anello, mi protesto di vostra Ecc. Rev.ma Laura Baraggia orsolina»[4].

Nell’estate del 1882 terminarono i lavori di costruzione della nuova casa, in cui trovò sistemazione un asilo per l’infanzia, una scuola di lavoro per le ragazze ed un oratorio festivo femminile. Le suore proseguirono le stesse attività del «monasterino» di Sulbiate. L’edificio era adiacente alla casa parrocchiale e questo fatto rendeva chiarissima la stretta collaborazione che si era stabilita fra il parroco e le suore di Madre Laura.

La casa di Brentana venne benedetta il 1° ottobre e il 12, nonostante la pioggia torrenziale, avvenne il trasferimento della comunità religiosa alla quale Madre Laura diede come ordinamento le Addizioni alla Regola di S. Angela Merici, frutto dei suggerimenti dei sacerdoti che collaboravano attivamente con lei, don Riva e padre Terzi.

Le Addizioni dovevano però essere approvate da don Giuseppe Rossi, superiore generale della Compagnia delle Orsoline di Milano, nonché dall’arcivescovo.  Sul documento piovvero fortissimi sospetti di scissione. Le novità nella fondazione della casa di Brentana vennero subito notate dai superiori milanesi. Lo stile di vita improntato da Madre Laura era ben diverso da quello condotto dalle Orsoline, come si evince  dalle Addizioni: «Scopo per cui si decisero queste Orsoline di famiglia ad unirsi in una stessa casa e tenere una vita comune, attiva insieme contemplativa fu per avere maggiori aiuti, mezzi e tempo di procurare con la divina grazia la propria perfezione e il bene delle anime, ed essere un centro ed un appoggio alle altre Sorelle Orsoline di famiglia nei loro bisogni spirituali e possibilmente anche nei loro bisogni temporali»[5]. Si precisava, inoltre, che le sorelle di Brentana non si sentivano staccate dal resto della Compagnia, né intendevano separarsi. Insomma, le Addizioni erano un compromesso fra la fedeltà alla Compagnia di Milano e la nuova impronta che Madre Laura dava alla comunità di Brentana.

Le attività a cui erano chiamate le Orsoline di Madre Laura erano:

«1. L’adorazione di Gesù Sacramentato.

2.  La cura degli arredi sacri della chiesa.

3.  L’oratorio festivo femminile.

4. La spiegazione della dottrina cristiana nelle classi delle ragazze e delle donne in chiesa parrocchiale.

5. L’istruire e preparare le fanciulle e le donne a ricevere i SS. Sacramenti. Quanto ai ragazzi sarà permesso alla superiora il destinare alcune sorelle a istruire e preparare ai SS. Sacramenti anche questi.

6. La scuola di lavoro e di studio alle ragazze di qualunque età, compresa la scuola comunale.

7.  L’asilo infantile.

8. La visita e l’assistenza spirituale agli infermi. Nel caso di un male epidemico e contagioso generale, qualora alcune si sentissero ispirate a prestare la propria assistenza, anche corporale, potranno ottenere licenza dalla superiora per gli ospedali anche provvisori»[6].

L’allarme era alto fra i superiori della Compagnia di Sant’Orsola di Milano: si temeva una divisione. Don Riva cercava di mediare, insistendo sull’utilità di questa nuova comunità, mettendo in luce il bene che le Orsoline riunite a vita comune facevano nella sua parrocchia. In effetti egli continuava ad essere entusiasta delle attività di Madre Laura e delle sue compagne. Da quando erano arrivate a Brentana l’opera era cresciuta: gli ambienti e gli esterni della casa più spaziosi avevano richiamato molti bambini e ragazze. All’asilo erano iscritti 45 piccoli e alla scuola di lavoro ben 50 giovani.

Il 17 novembre  don Ercole Riva, superiore locale della comunità di Brentana, e don Giuseppe Rossi presentarono all’arcivescovo di Milano le Addizioni ed egli le approvò con un decreto: «esaminate che furono da S. Eccellenza, quantunque alcune persone lo dissuadessero dall’approvarle, Egli (riferì poi alla nostra Rev. Madre[7]) si sentì ispirato nel tempo della S. Messa, nel momento del Sanctus, di approvarle, anzi di costituire le Orsoline della Casa di Brentana in Congregazione Religiosa»[8].

Il 4 gennaio 1883 monsignor Calabiana inviò a don Riva il decreto ufficiale di approvazione ed erezione canonica della Pia Casa, dando il suo consenso alla vita comune religiosa e all’opera tutta. I superiori delle Orsoline di Famiglia si convinsero che ormai la realtà di Brentana si stava distaccando da Milano, ne era prova il fatto che per la comunità di Madre Laura non ci si era limitati ad avere un metodo di vita ed un orario, ma era nata l’esigenza di modificare la Regola di Sant’Angela Merici e che tale modifica era stata riconosciuta dall’Arcivescovo.

Il 1° giugno 1883, festa del Sacro Cuore, ricevettero l’abito religioso alcune aspiranti delle Orsoline di Brentana, dove leAddizioni assunsero valore di Regola. Nello stesso giorno Madre Laura venne riconfermata superiora. Tre giorni dopo l’Arcivescovo diede il permesso di custodire il Santissimo Sacramento e di celebrare la Santa Messa nell’oratorio della casa. Esaudiva così le richieste della comunità dopo due mesi di attesa. Immensa fu la gioia di Madre Laura per la presenza di Gesù Eucaristia nella cappella della casa; era per lei la più grande grazia possibile: «14 agosto 1883 – Oggi sei venuto a star con noi… O Gesù, Gesù dolcissimo, sarai sempre con me?… Nella stessa casa?… Potrò stare sempre con Te? Questo dono è troppo grande o mio dolce Amor… Mi sento incapace di ringraziarti… Mi prostro davanti a Te e nel mio silenzio, Tu tanto buono sii l’interprete della gratitudine di questo povero mio cuore… Vivere e sacrificarmi interamente per i Tuoi interessi: ecco quanto sento vuoi in ringraziamento per un sì gran Dono. Lo farò con il Tuo aiuto, dolce mio Bene. O Madre SS. e tenerissima è Vostro questo Dono, foste Voi ad ottenermelo, aiutatemi a corrispondere a tanta Bontà»[9].

Ormai la separazione dalle Orsoline di Famiglia era palese a tutti e l’Arcivescovo di Milano, diretto superiore dell’Istituto, il 20 agosto, decretò la divisione delle due realtà religiose. Le Orsoline di Brentana si disgiungevano definitivamente da quelle di Milano e la diversità era sostanziale: mentre le Orsoline di Sant’Angela Merici facevano solo semplici promesse private, quelle di Brentana avrebbero emesso i voti religiosi di castità, povertà, obbedienza, pubblici e annuali. Dopo cinque anni, con il voto di stabilità, la professione religiosa diventava perpetua. Perciò le Orsoline di Brentana erano suore in tutto e per tutto. Don Riva continuava ad essere il direttore spirituale, mentre la vicaria di Madre Laura era suor Rosa Bartoletti.

La professione di stabilità venne emessa da Madre Laura, suor Maddalena Zanotti, suor Rosa Bartoletti, suor Orsola Casati, suor Amalia Rigamonti, suor Adelaide Garghentino, suor Antonia Boati. A loro venne consegnato il crocifisso, simbolo della consacrazione, ed uno scapolare da portare sotto l’abito nero, con l’effigie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata, appesa ad un cingolo rosso che ricordava come la loro vita doveva essere vita d’amore e di perpetue adoratrici del Santissimo Sacramento.

Per non ingenerare confusioni, il 28 settembre 1885 don Riva andò a Milano per chiedere espressamente all’Arcivescovo di mutare il nome della neo-congregazione religiosa da quello di Orsoline di Brentana in “Famiglia del Sacro Cuore di Gesù”, un nome tanto caro a Madre Laura. Inizialmente il pastore decise per “Orsoline del Sacro Cuore”[10], ma tale decisione in seguito mutò perché il 15 ottobre dell’anno successivo, ricevendo in udienza a Milano Madre Laura, le promise con «il massimo piacere» di concedere alla congregazione il nome di Famiglia del Sacro Cuore.[11]

Il nuovo decreto arcivescovile arrivò il 19 febbraio 1887, otto anni dopo quel 2 febbraio 1879 e l’opera annunciata da Gesù era ufficializzata. Scriverà Madre Laura, con estrema gratitudine: «Il Decreto è fatto. Il vero Nome, che per Tua Bontà mi facesti conoscere già da qualche anno, e che volevi avesse l’Opera Tua, o Gesù mio, è confermato dalla legittima autorità.

Dolce Gesù, Madre carissima, glorioso Padre S. Giuseppe, grazie, mille grazie. Vorrei mostrarvi la mia gratitudine, ma sono incapace. Ecco confermato il vero nostro Nome. Saremo la Famiglia del Tuo Cuore. Da quanto tempo Tu lo avevi preparato. Quando Tu me lo facevi conoscere io lo credevo un’illusione, un mio desiderio, ed era invece Voler Tuo… Tu l’ispirasti al mio Superiore senza che io ne facessi parola. Oh! compi l’Opera Tua mio caro Bene, esaudisci anche l’altro mio desiderio, a tranquillità dell’anima mia fa che a tutti sia dato il fatto loro e che nessuno abbia a perdere un centesimo. Mi sottopongo volentieri ad ogni pena ed umiliazione, ma sia fatto sempre e in tutto quanto a Te piace. Aiutaci a divenire veri membri della Famiglia del Tuo Cuore. Che bel Nome! Che prezioso Nome mi hai dato. Grazie, ancora grazie.»[12].

L’arcivescovo inoltre permise «di accettare sia in campagna sia in città qualunque altra scuola di lavoro»[13], dando in tal modo la possibilità alla neo-congregazione religiosa di ampliare i propri orizzonti di servizio, per una futura espansione.


[1] Ibidem, pagg. 121-122

[2] Ibidem

[3] Ibidem, pagg. 123.127

[4] Minuta di lettera di Madre Laura Baraggia all’arcivescovo di Milano mons. Luigi Nazari di Calabiana, Sulbiate, aprile 1881 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  I, 3/405

[5] Addizioni alle regole di S. Angela Merici per la Pia Casa delle Orsoline in Brentana, Brentana settembre 1882 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  IV, 3/12

[6] Ibidem

[7] Cfr. Diario Spirituale, pag. 126

[8] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001,  pag. 25

[9] Diario Spirituale, pag. 141

[10] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001,  pagg. 61-62

[11] Ibidem, pag. 77

[12] Diario Spirituale, pag. 150

[13] Ibidem, pag. 175