Fra il 1874 ed il 1875 Laura si avvicinò alla realtà religiosa delle Orsoline, che in quel tempo era l’unica forma di consacrazione nel mondo che veniva offerta a chi non entrava in un monastero. A questo proposito troviamo nel suo quadernetto[1] le Litanie della Compagnia di Sant’Orsola che Laura trascrisse con altre orazioni, fra cui il Magnificat e le preghiere da recitare durante la Santa Messa e molti scritti, come fossero lettere appassionate all’«amor mio sacramentato», «l’amore crocifisso»; era un amore che anelava alla perfetta assimilazione a Lui, fino al desiderio di gettarsi nel Suo Cuore: «Nella piaga SS.ma del tuo Costato nascondimi, onde tutti si scordino di me ed io mi scordi di loro. Rendimi una vittima del tuo amore, bruciami tra le fiamme del tuo Cuor dolcissimo […] Vorrei poter corrispondervi fedelmente! Vorrei contraccambiarvi amore con amore! […] Mio Signore dolcissimo, alle molte ed infinite grazie concessemi per tutta sola vostra Bontà, aggiungete anche quella di potervi corrispondere, di amarvi, di vivere, operare solo per amore vostro, di adempiere in tutto la vostra SS. Volontà»[2].
Non stupisce, leggendo queste espressioni, che Laura invocasse fra i suoi santi protettori una mistica dell’amore come S. Maria Maddalena de’ Pazzi e ricalchi il linguaggio e lo stile del cantico di S. Giovanni della Croce, che lei non conosceva: «Amarti grandemente, continuamente e consumarmi d’amore per te, o mio Diletto, o delizia del cuor mio […]. Te solo amo, Te solo desidero, per Te solo opero, vivo, respiro, o mio dolcissimo Sposo […]. Tu solo o mio Bene appaghi il mio cuor»[3].
La voglia di Paradiso per unirsi allo Sposo era immensa, così come lo è stato per molte mistiche.
Lo fu, per esempio, per l’agostiniana di Santa Croce sull’Arno, suor Rita dello Spirito Santo (al secolo Cristina Montella, 1920-1992). Ella avrebbe voluto lasciare quanto prima il mondo per raggiungere la meta finale; dovette attendere, perché grande era il suo compito redentivo, la stessa missione di padre Pio da Pietralcina, che salvò anime su anime e con il quale la mistica di Santa Croce sull’Arno aveva incontri in bilocazione[4].
Allo stesso modo scriveva Laura: «Sento in me un grande desiderio di morire per essere fuori dal pericolo di offenderti, per vederti o caro mio tesoro; ma se la tua Gloria, il tuo piacere, la salvezza delle anime richiede che si prolunghi anche lungamente il mio esilio in questa terra, sono pronta, benché mi costi più di qualunque altro sacrificio, giacché nulla altro bramo per tua grazia che il perfetto adempimento della tua adorabilissima volontà»[5].
Anche Teresa d’Avila, come la mistica Marthe Robin, morivano di non poter morire. Padre Finet, il padre spirituale di Marthe, la incitava: «Il suo compito non è finito». Un giorno la mistica francese aveva scritto:
«Le persone si stupiscono quando dico che vivo per morire e la morte è la grande idea, il senso della mia vita. La morte non segna l’ora della fine di una creatura ma il suo vero sviluppo. Morire sarà per me un vantaggio, perché si dissiperà il velo d’ombra che mi nasconde una meraviglia».
I mistici annullano le distanze dalla Sorgente ed assumono un carattere altruista, caritatevole fino al dono della propria vita. Il loro dono è quello di offrire la loro sofferenza restando nel mondo, e così facendo purificano le anime, liberandole dal peccato e dal male eterno. Il dramma umano viene ad assumere connotati di speranza e di vera resurrezione.
Laura Baraggia si collocò in questa estasi d’amore, propria dei mistici, quando, rapita, scrisse facendo proprie le parole di un’altra mistica, Madre Serafina della Croce[6]: «Oh sì, amor mio, io non posso lasciare quel Cuore senza averlo presente. […] Tu, o mio diletto, mi hai legata al tuo cuore con catene d’amore finché verrò a goderti […] Oh che amore proverà il mio cuore nello stare alla tua presenza. Io non voglio mai più separarmi. Come farò a non struggermi per l’amato?»[7].
Allo stesso modo dei mistici visse intensamente e perdutamente l’Amore eucaristico: «Possiamo definirla: la serafica dell’Eucaristia», disse di lei un sacerdote[8] durante il 75° di fondazione (1880-1955) della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù a Brentana di Sulbiate. «È impossibile dire con le nostre parole l’amore che Essa nutriva per la SS. Eucaristia. Bisognerebbe che tornasse tra noi per parlarci di Gesù, di Gesù Eucaristia, centro e calamita di tutta la sua vita. Tutto la Ven.ta Madre trovava in Gesù Eucaristico, tutto sperava e attendeva da Lui: lumi, grazie, forza; nelle gioie e nei dolori era con Gesù Eucaristico. Esortava pure le sue figlie ad essere Angeli davanti al S. Tabernacolo»[9].
Ricorrente e insistente è il suo categorico «voglio», come dimostrano molte sue affermazioni rimaste negli appunti: «Voglio sempre aver vicino il cuor del mio amore»[10]; «Fino alla morte non voglio vivere, operare, respirare che per piacere a Voi e per procurare la vostra Gloria e la salvezza delle anime»[11]; «Voglio amarvi davvero»[12]; «Oggi voglio proprio cominciare a farmi santa»[13]; «Sì, santa, gran santa voglio farmi, con l’aiuto tuo, sino a costo dei più grandi sacrifici»[14]; «Sì, mio dolce e tenero Bene, voglio darmi veramente a te, anzi oggi stesso voglio incominciare a mettere in pratica i tuoi avvisi»[15]; Voglio vivere solo per te»[16]; «Voglio, stando in mezzo al mondo, condurre una vita da vera religiosa e nascosta»[17]; «Mio divin maestro […] voglio proprio imitarvi più che posso […] voglio camminare sempre sui vostri S. passi»[18]; «Voglio disprezzare i beni e i piaceri della terra»[19]; «Amor mio, quanto avete sofferto per me! Anch’io voglio soffrire per Voi»[20]…
L’offerta di Laura era sponsale, totalizzante. Né un atto, né un respiro, né uno sguardo, né una parola, né un passo erano indirizzati ad altro che a Dio o al bene del prossimo.
[1] Si tratta del Notis, ora pubblicato con il titolo “Dio solo, fascino segreto di un cuore amato”
[2] Dio solo, fascino segreto di un cuore amato – Note Spirituali di Madre Laura Baraggia, pag. 111-112
[3] Ibidem, pag. 104
[4] Cfr. C. Siccardi, La “bambina” di Padre Pio, Rita Montella, Città Ideale, Prato 2003 e A. Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, Milano 2007
[5] Dio solo, fascino segreto di un cuore amato – Note Spirituali di Madre Laura Baraggia, pag. 110-111
[6] Potrebbe trattarsi di Ancilla Ghezzi, Fondatrice delle Adoratrici perpetue del SS. Sacramento di Monza. Nata a Monza il 24 ottobre 1808, fu favorita fin dalla giovinezza di fenomeni mistici. Nel 1847 fondò in Monza il monastero delle Adoratrici perpetue; morì l’8 febbraio 1876. Era molto nota per la profondità della sua vita spirituale incentrata sull’amore a Gesù Eucaristico e al S. Cuore.
[7] Dio solo, fascino segreto di un cuore amato – Note Spirituali di Madre Laura Baraggia, pag. 85
[8] Si tratta di Don Giovanni Maria Colombo di Saronno (cfr. Effemeridi – Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, IV, 4/3, pag.119
[9] Testo pubblicato dalla Congregazione in occasione del 75° di fondazione, Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, II, 2/18, pag. 3
[10] Ibidem
[11] Ibidem, pag. 85
[12] Ibidem, pag. 97
[13] Ibidem, pag. 100
[14] Ibidem, pag. 104
[15] Ibidem, pag. 110
[16] Ibidem, pag. 111
[17] Ibidem, pag. 113
[18] Ibidem, pag. 122
[19] Ibidem, pag. 128
[20] Ibidem, pag. 129
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