IL PERIODO MILANESE 1866-1880

1. LA PARTENZA PER MILANO E L’ATMOSFERA DI CASA BIFFI

[70]   Al 17 Gennaio (1866) la cara mamma col mio fratello Francesco che mi ha sempre amato con amore di predilezione, volle ella stessa accompagnarmi a Milano. Appena entrata in città mi condusse nella chiesa di S. Babila e dopo aver adorato Gesù Sacramentato mi fece andare sui gradini dell’altare della Beata Vergine Addolorata, mi consacrò ed affidò alla Madonna.

Con che parole affettuose mi affidò alla Madonna! Poi mi disse: “Laura, ora sei della Madonna, io non potrò farti più nulla, la tua Mamma sarà la Madonna. Ogni giorno vieni qui a rinnovare la tua donazione, in ogni bisogno ricorri a Lei, abbi un’illimitata fiducia in Lei e sarai sicura”.

Così col divino aiuto feci… Oh! Madre SS. come potrei io spiega-

[71]   re la mia gratitudine! Quante grazie, quanti doni… quanti miracoli. La fiducia della mia cara mamma non fu delusa. La Madonna mi fu sempre una Madre tenerissima. E se per quattordici anni potei condurre nel mondo in mezzo ai pericoli una vita come fossi religiosa nel chiostro ed essere liberata da tanti pericoli, li debbo alla cara mia Madre SS.

Oh! se la prudenza e la carità non mi obbligassero al silenzio, quanti miracoli narrerei ad onor della Madonna che fece in mio favore per conservarmi innocente e tutta di Gesù, come mi aveva consegnato a Lei la mia mamma nel giorno che mi condusse a Milano.

I quattordici anni che stetti a Milano furono il mio noviziato alla vita religiosa. Fu la Madonna che mi diede un santo Direttore, fu la Madonna SS. che mi ottenne lumi e grazie speciali, onde

[72]  facessi il divin Volere e così si compissero i disegni del buon Dio su di me. La mia vita di 14 anni cioè dai 15 ai 29, fu un continuo miracolo del Cuor dolcissimo di Gesù e della mia cara Madre SS. Maria. Potrei scrivere un volume. Oh! come è vero che coloro che confidano in Voi o Madre dolcissima non restano delusi. Oh! Madre, grande è la mia riconoscenza e sarei felice se potessi farvi conoscere e amare. Ammirabile poi è sempre la provvidenza e la Bontà del Signore. Sembrava che tutto fosse finito per me in quanto ai miei desideri, invece proprio in quello stato ove mi metteva l’obbedienza si dovevano largamente compire. Quanto è vero che nell’obbedienza vi è la vittoria. Mi consegnò poi a quei buoni signori (erano un fratello che aveva 72 anni e una sorella di 70 anni).

[73]   La mamma, dopo qualche ora, mi ricondusse in Chiesa davanti all’altare della cara mamma Addolorata. Volle la mamma lasciarmi in Chiesa perché mi disse che no, non alle persone della terra, benché buone, mi consegnava, ma a Gesù Sacramentato e alla Mamma SS.

Mi raccomandò anche ad un Sacerdote che doveva essere il mio nuovo confessore e ad una donna di pietà che abitava in casa con me.  Mi benedisse e mi salutò, partì col mio fratello lasciandomi in Chiesa. Partita la mamma piansi un po’, e poi dissi: “Caro Gesù, Madre SS., eccomi nelle Vostre Mani, sono tutta Vostra e lo sarò per sempre. Voi mi terrete il posto di tutti i miei cari”.

Rinnovai l’atto di consacrazione alla cara Madre, e ritornai calma dai miei Signori, i quali mi accolsero molto bene. Alla

[74]   sera quando mi trovai sola nella mia stanza, mi inginocchiai e chinata fino a terra, rinnovai la mia offerta a Gesù e le promesse di essere tutta sua e sempre. Mi guardai attorno e vedendo quel lusso mi sovvenni di quel sogno fatto in strada. Mi sovvenni delle parole dettemi da Gesù… Feci la rinuncia di tutte le cose, poi presi il tappeto, lo piegai, levai dal letto la sopracoperta di lusso, voltai lo specchio verso il muro e allontanai dal letto tutto ciò che era inutile, poi inginocchiata pregai lungamente. Mi coricai vestita, ma non ho potuto dormire. I signori erano veramente cristiani cattolici.

In casa vi era un ordine perfetto. Si osservavano tutti i precetti della Chiesa fino allo scrupolo. Si recitava alle nove di sera il S. Rosario in famiglia. Anche le persone di servizio potevano

[75]   ascoltare la S. Messa tutti i giorni e la visita al SS. Sacramento ogni giorno. Alla festa gli stessi signori volevano che le loro persone di servizio assistessero al Vangelo e alla dottrina e davano una mattina libera al mese agli uomini per andare a ricevere i SS. Sacramenti, alle donne ogni otto o quindici giorni.

La mia signora era piissima sebbene un po’ troppo semplice, ma mi fece un bene grandissimo. Ma presto mi accorsi che vi erano molti pericoli. I miei signori mi presero ad amare come una loro figlia, mi tennero sempre con loro. In 14 anni nemmeno un giorno permisero che mi allontanassi da loro. Mi vollero vestita di lusso e mi donarono molte vesti e molte cose d’oro. Mi amavano troppo e non conoscevano il pericolo che sono per una giovinet-

[76]   ta le cose di lusso.

Mi vollero pettinata e vestita alla moda. Siccome però capirono che non ero quieta e mi angustiavo temendo di offendere il Signore, me lo fecero comandare dal mio confessore, il quale era troppo buono, e mi assicurava che potevo, con tutta quiete pettinarmi e vestirmi alla moda e fare lo stesso la Santa Comunione. Ma Gesù non mi lasciava quieta. Fui creduta e giudicata scrupolosa, si cercò in mille modi di farmi divertire fino a condurmi vestita di bianco su un balcone a vedere le maschere… Oh! Gesù, tu solo conoscevi il mio martirio… Mi si fece far viaggi, ma sempre con i miei signori e mentre avevano mille cure per custodirmi, incontrai mille pericoli, dai quali la Madre SS. mi scampò.

2. I CONFLITTI INTERIORI DI LAURA

Il mio signore teneva tutta l’amministrazione della sua sostanza

[77]   e volle terminassi gli studi di conteggio onde aiutarlo. Lo feci per due anni.

Voleva che imparassi la lingua francese e fece venire una maestra a darmi lezione. Questa era buona, ma leggera, non faceva che parlarmi di cose di mondo. Io ne soffrivo e temevo assai; pregai di cuore il Signore che mi liberasse da questo nuovo pericolo. Il buon Dio mi fece ammalare e i medici consultati dal mio signore, dissero che mi faceva male lo studio, e allora me lo fecero troncare subito. Ne ringraziai di cuore il buon Dio.

Suggerirono al mio signore di farmi distrarre, di proibirmi di pregare, di meditare e di andare di frequente alla Chiesa perché dicevano che mi faceva male.

In quel tempo ero divenuta mesta e non digerivo più nulla, non

[78]   potevo dormire e dimagrivo tutti i giorni… Ma la causa era ben diversa da quella creduta dai medici… Eravate Voi, mio dolce Bene, che continuamente mi rimproveravate (e sebbene mi compativate perché tutto ciò che facevo era comandato dall’obbedienza), ma io conoscevo che Voi non eravate contento che fossi così pettinata e vestita… Era un vero martirio interno. Tante volte mi prendevo volontà di prendere vesti e cose d’oro e buttarli dalla finestra.. Quando mi trovavo sola non facevo che piangere e pregare.

 3. IL METODO DI VITA

[78]   Pensai che mi avrebbe fatto bene un metodo di vita ma non sapevo come formarlo. Mi venne donata la vita della Venerata Bartolomea Capitanio.

Nel leggere la vita vi trovai il suo metodo di vita. Mi piacque. Vi feci solo qualche variazione e poi lo mandai al mio buon

[79]   parroco perché lo esaminasse, togliesse o aggiungesse ciò che credeva migliore per me. Me lo rimandò e fu molto contento del mio desiderio, lo approvò e mi disse che fu proprio una grazia di Gesù l’ispirarmi sì tanto pensiero. Mi mandava la sua benedizione e mi diceva, prima di promettere di osservarlo di provare per due mesi, finiti i quali mi fu permesso farne la promessa il giorno di Pasqua.

Ecco quale era il metodo di vita che io incominciavo ad osservare.

METODO DI VITA

A.M.D.G, 1867, S. Festa di Pasqua.

Dio solo in tutto e tutto senza riserva per Dio solo.

Metodo di vita che prometto di osservare.

Mio buon Gesù ecco che son già passati molti anni del mio esistere e in questi mi sono sempre accontentata di condurre una vita ordinaria. Ho conosciuto da molto tempo che Voi volete

[80]  qualche gran cosa da me, mi volete santa e Vostra Sposa. Ora mi dò per vinta e voglio proprio farmi santa ed essere tutta Vostra senza la minima riserva.

Voglio praticare una vita fervorosa e mortificata e tutta secondo il Vostro maggior gusto. Voi, o mio dolcissimo Gesù, regolate la mia mano. Santo Spirito illuminate la mia mente, Vergine SS. mia cara Madre assistetemi, onde possa stabilire quello che piace a Gesù che faccia la sua povera sposa e Voi Madre che faccia l’indegna Vostra figlia. Angelo Custode, custoditemi onde possa esservi di consolazione e non di afflizione. Glorioso S. Giuseppe, Santi ed Angeli del Paradiso pregate tanto per me.

1. Dormirò il tempo permesso dall’Obbedienza, né più, né meno. Appena svegliata mi rivolgerò col cuore e col pensiero a

[81]   Dio, col fare un atto d’amore e di ringraziamento, di offerta, di preghiera e soprattutto mi offrirò di buon grado a portare tutte quelle croci che Egli si compiacerà di mandarmi in quel giorno poiché tutta la gloria dev’essere riposta nella croce, e stimerò perduto quel giorno che non sarà marcato coll’impronta di qualche afflizione. A questo fine prenderò l’acqua santa, farò il segno della S. Croce, sospirando che Dio mi benedica.

Fatti i miei doveri con Dio, mi rivolgerò alla mia cara Madre, le donerò il mio cuore, mi metterò sotto la sua protezione, mi raccomanderò alla sua maternità e bacerò devotamente la sua immagine. Poi mi raccomanderò al mio Angelo Custode, al mio caro Padre S. Giuseppe a tutti i Santi protettori affinché mi

[82]   ottengano un santo giorno. Tutto questo farò con brevi, ma fervorose aspirazioni.

2. Dopo, modestamente vestita, farò l’offerta a Dio di tutte le azioni della giornata con la protesta di voler prima morire, che offendere Dio con un sol peccato e dirò a me stessa: “Questo è il primo giorno che servo Dio, forse sarà anche l’ultimo; che dovrei fare dunque per amor suo e per assicurare la mia eterna salute?”…

Indi reciterò le orazioni del mattino e farò la S. meditazione impiegando tutto il tempo che avrò in mia libertà. A quell’ora che i miei signori mi permetteranno di andare ad ascoltare la S. Messa andrò e starò in Chiesa né più né meno del tempo che mi sarà permesso. Farò la visita al SS. Sacramento e la comunione spirituale non potendo fare la corporale e la visita alla buona e cara mia Madre SS.

[83]   Più spesso che mi permetterà l’obbedienza mi accosterò ai SS. Sacramenti. Quando avrò la fortuna di fare la SS. Comunione, starò raccolta più che potrò e non parlerò senza una vera necessità. In chiesa, e quando farò orazione, non guarderò mai attorno.

3. Eseguirò i miei doveri con tutta esattezza. Mi eserciterò nei servizi vili ed abbietti, e schiverò di farmi servire, dovendo considerarmi come l’ultima di tutte. Nel mentre lavorerò mi terrò spesso in conversazione col mio Gesù.

Durante il giorno farò 7 brevi visite. Una alla SS. Trinità, una al Sacro Cuore di Gesù, e cinque al SS. Sacramento: la prima ora di Amore, la seconda di Adorazione, la terza di Ringraziamento, la quarta di Riparazione, la quinta di Domanda e di Lode. Reciterò pure numero 33 giaculatorie. Farò due esami di coscienza.

[84]   4. Dopo cena reciterò il S. Rosario con le ginocchia in terra e gli occhi bassi. Farò la lezione spirituale, indi adempirò i miei doveri e mi ritirerò nella mia stanza. Appena giunta in stanza saluterò le Immagini del Sacro Cuore di Gesù e di Maria e dei Santi che vi si trovano. Farò la S. meditazione, reciterò le mie preghiere, esaminerò la mia coscienza diligentemente.

Ecciterò in me gli atti di contrizione, di proposito, di ringraziamento, di offerta e di raccomandazione a Dio. Farò un’ora di ringraziamento e di apparecchio alla SS. Comunione.

A letto, prima di addormentarmi, penserò un po’, o alla Passione di Gesù SS., o ai dolori della mia cara Madre Maria SS., o mediterò sui novissimi o sopra qualche altro santo argomento onde pigliar sonno con un buon pensiero nella mente.

Infine prenderò riposo nelle piaghe di Gesù e sotto il manto

[85]   della mia cara Madre SS. Svegliandomi fra la notte, sorgerò subito dal letto per visitare il mio Gesù per alquanti minuti, raccomanderò i poveri peccatori e i poveri agonizzanti, recitando l’atto di pentimento con le mani sotto le ginocchia.

5. Alla mattina, dopo la SS. Comunione pregherò il mio Gesù di formarsi nel mio cuore un ritiro, onde possa frequentemente ritirarmi durante il giorno con Lui in conversazione familiare, anche in mezzo alle mie occupazioni esteriori. Ogni volta che lo visiterò, stando anche in casa, farò la Comunione spirituale, portandomi con lo spirito davanti a Gesù Sacramentato, a Lui parlerò col cuore e gli offrirò tutta me stessa con atti d’amore.

6. In tutte le mie azioni, parole e pensieri, avrò sempre presente Dio. Tutto farò per puro amor suo e per maggior sua gloria; e

[86]   quest’offerta la rinnoverò spesso. Studierò di negare in tutto la mia volontà, perciò terrò nascoste le mie inclinazioni, per fare in ogni cosa la volontà altrui, ripetendo spesso a me stessa, che la santità consiste nella negazione del proprio volere.

Avrò sempre presenti gli esempi dei santi onde imitarli. Le mie azioni le confronterò con le loro, e procurerò di uniformarle ad esse. Non intraprenderò cosa d’importanza, senza ricorrere a Dio perché si degni farmi conoscere la SS. Volontà e darmi grazia di fedelmente adempirla.

Per rendermi dolce la pratica dell’obbedienza riconoscerò Dio, Maria SS., S. Giuseppe, il mio Angelo Custode nella persona che mi comanda, e con questi riflessi, obbedirò, rispetterò, amerò tutti di cuore, tenendomi perciò obbligata per essere io l’ultima di tutti.

[87]   7. Avrò tutta l’attenzione nel parlare considerando bene quello che dico se sia ben detto o no; del mio prossimo parlerò sempre bene, oppure tacerò: di me non parlerò né bene, né male. Schiverò sommamente di parlare di confessori e di confessioni: non dirò avvertitamente parole superflue, molto meno discorrerò di mode, di vanità mondane, di matrimoni, di avvenenze, ecc.

Con gli uomini non parlerò mai se non per necessità, né mai possibilmente da sola. Fuggirò le lodi: non parlerò mai delle buone grazie che le persone superiori potessero usarmi in qualche circostanza. Avrò tutta la venerazione per i Revv. Sacerdoti, perciò mi faccio una legge rigorosissima di non dir parola che possa offendere il loro carattere.

Se per disgrazia avessi a sentire qualcuno a parlar meno bene, io mi guarderò dal prestare consenso, ma non paleserò ad alcu-

[88]   no il loro fallo. Non mi sarà mai lecito scherzare alcuno né con parole, né con cenni e non metterò le mani addosso a nessuna persona.

8. Non guarderò avvertitamente in faccia a nessuno. Andando per strada, stando in Chiesa e facendo orazione, terrò sempre gli occhi modestamente abbassati. Avrò tutta la premura di custodire la S. purità, perciò custodirò cautamente i miei occhi non guardando fissamente nemmeno le donne vanamente vestite. Non cercherò di sapere i fatti altrui, procurando di essere diligente nei miei doveri, di dar buon esempio, senza però far conoscere all’esterno niente di singolarità. Mi mostrerò anzi affabile e compiacente con tutti tenendo nascoste le mie pratiche di devozione.

9. Soffrirò con pazienza ed allegrezza gli insulti e i motteggi che per avventura mi venissero fatti o detti da alcuno, anzi renderò

[89]   bene per male, usando buone grazie a chi mi offende. In tutte le occasioni prospere ed avverse, avrò la S. rassegnazione alla Volontà di Dio. Tutto accetterò dalle sue Mani SS., lo ringrazierò sempre ugualmente, mi abbandonerò nelle sue braccia, perché disponga di me come più gli piace.

Avrò sempre presente il mio nulla e la mia miseria e cattiveria, ma in modo che non mi tolga la confidenza in Dio né la lena di ben operare, anzi quanto più mi conoscerò miserabile, con tanta maggior confidenza ricorrerò al Signore per essere da Lui aiutata.

Non mi lamenterò mai di cosa alcuna, non mi ostinerò nella mia opinione, né mai mi difenderò (il mio direttore aggiunse – Tranne il caso di difendere l’onore circa la S. purità e fedeltà essendo io tenuta a non disonorare la casa dei miei signori e la mia buona mamma che mi ha allevata).

[90]   Non alzerò mai la voce, tutto soffrirò in silenzio anche gli incomodi e le piccole malattie senza palesarle.

10. Fra tutte le virtù, quelle che maggiormente studierò di praticare saranno: l’Umiltà, l’Obbedienza, la Purità, la Carità, il Raccoglimento, la Dolcezza, la Povertà, perciò rinnoverò spesso le mie care promesse che sono le mie dolci catene che mi tengono legata al mio Sposo Gesù.

Al mio direttore spirituale aprirò il mio cuore con tutta sincerità, riconoscendo in lui la persona stessa di Gesù Cristo, onde mi farò scrupolo di non tenergli celata cosa alcuna dell’anima mia e di eseguire puntualmente quello che prescriverà o consiglierà di fare, né mai farò, né tralascerò cosa alcuna a sua insaputa o senza la sua approvazione.

11. Avrò tutta la premura di soccorrere i poverelli, riconoscendo

[91]   in loro la persona stessa di Gesù Cristo. Cercherò ogni mezzo per giovare a tutto il mio prossimo in modo particolare spiritualmente. Mi terrò grandemente a cuore i poveri peccatori, la cara gioventù, gli infermi. Dove posso, non mi risparmierò e non guarderò a sacrifici, me felice se potrò giovare a loro.

12. Non mangerò, né berrò fuor di pasto se non nel caso di malattia ed essendo costretta da altri per non dare nell’occhio. Del vino, caffè e frutta, ne prenderò appena il necessario e quando mi verrà comandato. Non mi leverò da tavola senza aver fatto almeno una mortificazione; Sceglierò sempre ciò che sarà più ordinario. Prima e dopo farò una breve preghiera ed un piccolo ringraziamento, in ginocchio, se sola.

[92]   13. Ogni giorno della settimana lo consacrerò a qualche oggetto di devozione particolare. Ogni mese farò il giorno di ritiro in preparazione alla morte. Una volta l’anno farò gli esercizi spirituali da sola per riformare il mio spirito; in tal incontro farò pure la confessione annuale. Finalmente leggerò ogni settimana queste regole onde aver presente ciò che ho promesso a Dio, per emendarmi in quello che avessi mancato.

Caro mio Gesù, per pietà, non permettete che questo mio scritto nel giorno del giudizio, anzichè essermi di consolazione mi abbia ad essere presentato a rimprovero per non averlo eseguito. Aiutatemi per carità, per i Vostri meriti a praticare con esattezza, quanto mi sono prefissa: da Voi solo aspetto la forza e le grazie, e se volete altra cosa da me, fatemelo conoscere, che per

[93]   Voi sono pronta a far tutto. Mia cara Madre SS. a Voi consegno questo scritto, siate Voi quella che me lo fa eseguire.

Sant’ Angelo mio Custode, S. Giuseppe, Santi tutti del Paradiso a voi mi raccomando, pregate tanto per me.

Il mio Direttore mi disse di esaminarmi tutte le sere se lo avevo osservato. Voleva ogni mese vedere in che avessi mancato. Su un foglio mettevo i numeri corrispondenti ai vari capitoli e notavo le osservanze con le lineette, le mancanze con la croce, l’impotenza con lo zero… Ecco come:

 

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

Cap. 1

Cap. 2

Cap. 3

o

Cap. 4

+

Cap. 5

Cap. 6

+

o

Cap. 7

Cap. 8

Cap. 9

Cap. 10

Cap. 11

Cap. 12

Cap. 13

[94]   Terminato il mese consegnavo al mio direttore il foglietto ed egli mi faceva le correzioni necessarie. Desideravo in tutto di avere il merito dell’obbedienza e con il metodo di vita sottoposi anche quanto segue:

“Le mie meditazioni le farò quasi quotidianamente sulla Passione di Gesù, sull’Amore di Gesù Sacramentato e sulle virtù del suo Divin Cuore.

Lunedì e martedì sui Novissimi.

Sabato sulla vita e sulle virtù della cara Mamma Maria SS.

Oltre le orazioni vocali della mattina e della sera, mi vennero permesse un certo numero di orazioni speciali per il S. Padre, per il mio direttore, per la mia famiglia, per le mie Figlie di Maria e superiori con le mani sotto le ginocchia.

Altre orazioni in ringraziamento alla SS. Trinità per i privilegi

[95]   concessi alla mia SS. Madre e ai Sacri Cuori di Gesù e Maria e del caro Padre S. Giuseppe, chinata fino a terra e con questa posizione chiedere la Benedizione alla mia cara Madre e la grazia di conservarmi vergine, fedele sempre a Gesù e di farmi santa.

Altre orazioni con le braccia aperte, per i poveri peccatori e per le anime purganti, ed ogni giorno fare un certo numero di croci con la lingua per terra, e con la lingua scrivere i SS. Nomi di Gesù, di Maria e Giuseppe in riparazione di tante bestemmie e cattivi discorsi.

Domenica – Coroncino del Sacro Cuore di Gesù, Via Crucis. Patto amoroso con Dio.

Orazioni alla SS. Trinità.

Ufficio della B.V. Immacolata ed il S. Rosario intero.

Lunedì ‑ Coroncino alle Anime S. del Purgatorio.

Martedì ‑ Orazioni agli Angeli Custodi

Mercoledì ‑ Sette Pater alle 7 allegrezze e dolori del caro Padre S. Giuseppe e orazioni speciali ai Santi Protettori.

[96]   Giovedì ‑ Adorazioni, intercessioni speciali a Gesù Sacramentato.

Venerdì ‑ Via Crucis.

Coroncino del Sacro Cuore di Gesù.

Patto amoroso con Dio.

Sabato ‑ Corona della B.V. Addolorata.

Stabat Mater e altre orazioni speciali.

In seguito mi fu permessa la Via Crucis quasi tutti i giorni e il S. Rosario intero tutti i giorni.

Mi fu pure permesso dopo poco tempo di fare due ore di S. meditazione, e invece di tre visite a Gesù Sacramentato, di farne 72. Mi furono fissate sei ore per dormire, ma poi per i doveri di casa dovetti abbreviarle a sole cinque ore.

Dopo aver tutto sottoposto all’obbedienza, mi sentivo tanto quieta e tranquilla che non avevo parole per ringraziare il

[97]   Signore. E Gesù, mio dolcissimo, come mi incoraggiava e mi sosteneva, non mi lasciava sentire il peso. Ma io quanto imperfettamente adempivo il tutto.

Mi sentivo continuamente un gran desiderio di sempre più piacere a Gesù. Avevo fatto da sola il voto di verginità fin dai sette agli otto anni, epoca della mia conversione. Lo rinnovai il giorno dell’Assunzione della mia cara Madre con la formula seguente.

4. IL VOTO DI CASTITà E LE ALTRE PROMESSE

[97]   15-1-67

“Io Laura, prostrata davanti alla SS. e adorabilissima Trinità, alla Beatissima Vergine Maria, al glorioso S. Giuseppe, all’Angelo mio custode e a tutta la corte celeste, faccio voto vero, reale, di Castità, privandomi della libertà di poter entrare in matrimonio con alcun uomo. Invece indirizzo tutti i miei

[98]   pensieri, tutti i miei affetti, tutti i miei desideri al mio Castissimo Sposo Gesù al quale solamente voglio procurare di piacergli in tutto”.

Quel giorno fu per me un giorno di paradiso. Ho passato proprio un giorno con gli abitatori del Cielo. Gesù SS. mi strinse più a Lui, con la Madre mia carissima, mi colmò di tenerezze e mi risvegliò più intenso il desiderio di farmi santa ad ogni costo. Volendo dargli una prova che io volevo operare solo per dar gusto a Lui, dopo qualche giorno col permesso dell’obbedienza, dopo la S. Comunione feci questa rinuncia:

“Solo Gesù e il suo Amore e la sua Volontà.

Tu solo sei degno o Gesù mio dolcissimo, d’ogni adorazione d’ogni lode e d’ogni affetto del mio cuore. Vieni Re celeste, vieni

[99]   a regnare su di me interamente.

Regna sui miei occhi, sulla mia lingua, sulle mie orecchie, sui miei pensieri, sui miei affetti, sul mio cuore, sull’anima mia, sul mio corpo, sul tempo, sulle cose che Tu mi hai donate.

Renditi assoluto padrone.

Fammi Tua serva, Tua schiava, Tua e sempre Tua.

Ti voglio amare senza riserva e solo perché ne sei degno.

Col consenso dell’obbedienza, rinuncio oggi ad ogni gusto e consolazione spirituale e corporale, per amarti senza interesse alcuno.

Dei gusti, delizie, consolazioni a Te, Amor mio Gesù, ne faccio un sacrificio, un’offerta, e Tu, per i tuoi meriti, dammi un amore grande, generoso, perseverante”.

Gesù dolcissimo si degnò farmi conoscere che aveva gradito ed accettato la mia offerta. Anche le minime offese a Dio mi facevano tremare.

Gesù in quel tempo mi aveva fatto conoscere la bruttezza e che

[100] disgrazia sia un peccato anche veniale e quanto dispiaceva al suo SS. Cuore. Col permesso dell’obbedienza feci il Voto di non commettere peccati veniali avvertiti, con questa formula:

“Io Laura, prostrata davanti alla SS. Trinità, alla Beatissima Vergine Maria, all’Angelo mio Custode, ed a tutta la Corte celeste, faccio voto vero, reale, perpetuo di non commettere peccati veniali avvertiti a costo d’incontrare qualunque sacrificio o male di sorta. Mio caro Gesù, mia buona Madre Maria SS., mio caro Padre S. Giuseppe, Santi ed Angeli tutti, aiutatemi per carità a mantenere questo voto”.

Avevo 16 anni e Gesù fece sentire in modo sensibile la sua padronanza di me. Più del passato lo sentivo vicino, mi era sempre presente. Non mi era possibile fare il minimo atto se

[101] non per Lui. Volle che ad ogni azione fosse legata una sua speciale intenzione.

Quanta bontà!… Quanto amore mi dimostrava… Io con gli occhi del corpo non vedevo niente, eppure lo vedevo, lo sentivo in un modo chiaro, sempre a me vicino… sentivo la sua dolcissima Voce… Se appena pronunciavo una parola inutile o facevo qualche cosa non bene, Egli subito mi correggeva con tanta bontà che m’inteneriva.

Questa grande grazia, devo dirlo, a lode e gloria del mio caro Gesù, (sebbene non abbia corrisposto) continuò a farmela fino al presente che ho già cinquant’anni.

Che conto dovrò rendere al Signore!

Allora non mi fu più possibile gustar altro che le cose che riguardavano Gesù. Obbligata a vestirmi e pettinarmi alla moda per obbedienza, andare a qualche onesto divertimento, far viaggi, come già dissi, era un martirio per me… Quanto soffrivo!

[102] Gesù dolcissimo non mi lasciava quieta, non era contento… Continuamente mi diceva che voleva da me una vita totalmente mortificata, umile, raccolta, da vera religiosa nel mondo.

5. L’INCONTRO CON PADRE OTTONE TERZI

[102] In quel tempo avevo per confessore un santo ministro del Signore, ma era troppo buono e mi stimava troppo buona per quel po’ di vernice esterna che avevo.

Sentivo il bisogno di un confessore forte e serio. Pregavo continuamente, facevo penitenza e digiuni per ottenerlo dal Signore. E continuai così per quasi due anni.

Una domenica una mia amica mi invitò ad andare dalle reverende canossiane di S. Stefano ad una conferenza.  Accettai con facilità, cosa insolita, perché io non andavo mai da nessuno e con nessuno. E al di fuori della Chiesa, dell’Ospedale, dei poveri infermi e della casa dei miei signori, non conoscevo.

Là stavano radunate 20 buone giovani e tenne la conferenza un

[103] sacerdote che all’aspetto mi parve un Santo… Al vederlo sentii la Voce del mio Gesù che mi disse: “Vedi, questo sarà il tuo Direttore, a Lui devi obbedire ciecamente”.  Toccò in sorte a me di recitare le preghiere, io ero la sola sconosciuta e la più giovane, avevo quasi diciotto anni.

Quel venerando sacerdote disse: “Tutte sapete perché siete radunate e ve l’ho già detto, ora date il vostro nome. Nella prima conferenza che farete vi dirò cosa si è deciso di fare”.

Mi trovai davvero imbarazzata. Dare il nome senza sapere di che si trattasse senza avere il permesso del mio confessore non volevo, e rifiutarmi non ardivo

Recitai tre Ave Maria di cuore alla Madonna, e mi feci ardita nel domandare di che compagnia si trattava, mi fu risposto: “delle Figlie di Maria”.  A questo nome mi sentii allargare il cuore. Oh, Madre dolcissima e chi lo avrebbe detto che era il

[104] principio di tante grazie e di tanto bene. Figlia di Maria fu questo uno dei più bei vanti miei.

Lo riguardai sempre come il mio maggior onore e la mia medaglia fu la mia arma di difesa in tanti pericoli.

Quanto amore pose nel mio cuore la Madonna per questa cara Congregazione. Quanto è cara a Maria SS. Io vorrei tutte le ragazze sotto questo stendardo. I sacrifici che feci per questa cara Congregazione mi sembravano gioie. La mia cara Congregazione di S. Stefano e di Brentana quanto mi costarono, ma quanto li amavo e quanto la Madonna mi ha ricompensato.

Sentii Gesù SS. che mi disse di dar pure il mio nome. Nello stesso giorno chiesi il permesso al mio confessore che me lo diede molto volentieri.

Quel sacerdote che teneva la conferenza, mi dissero che era un Padre della Compagnia di Gesù, il quale confessava ai Crociferi poiché non aveva più la chiesa propria.

[105] Un giorno passando davanti alla Chiesa dei Crociferi entrai a fare una visita a Gesù Sacramentato come facevo ogni volta che passavo davanti a qualche Chiesa… (Questo me lo chiese Gesù SS.). Gradisce molto, queste care visitine e affettuosi saluti. Vidi in un confessionale quel padre che ci aveva tenuto la conferenza. Sentii la dolce Voce che mi disse: “Va, confessati da quel mio Servo”.

Mi preparai e poi andai a fare la mia accusa.

Appena terminata l’accusa, stette un momento senza parlare, mi sembrava pregasse. Poi mi disse queste precise parole: “Figlia io non ti conosco, ma devo dirti che il Signore ti ama di un amor di predilezione”.

Poi tacque ancora e pregava, dopo un po’ riprese: “Ricordati che il Signore ha dei disegni su di te. Se non sono troppo ardito, dimmi, sei in famiglia?”… Io risposi che ero come cameriera

[106] in una casa, ed egli: “Come? ti trovi al servizio? Non è il tuo posto. Il tuo posto è in un monastero; se vuoi ti metto io in pochi giorni”.

Mi chiese gli anni, gli dissi: “diciotto”. Mi soggiunse: “Il Signore ti vuole religiosa, e se tu resisti, il tuo posto sarà l’inferno. Tu nel mondo sei fuori di posto come sarebbe fuori di posto un candeliere d’altare messo in mezzo al corso”.

Mi domandò se ero proprio di mia volontà a quel posto, gli dissi che lo ero per obbedienza, allora egli tacque.

Gli dissi anche che non ero a posto di confessore e se mi

permetteva di andare da lui. Mi rispose: “Sì, il Signore lo

vuole, ma se non hai difficoltà desidererei parlarti fuori dal

confessionale”.

Avendogli risposto che io ero indifferente, si combinò che andassi da lui nello stesso giorno alle ore due. Quel padre era il Rev. Padre Terzi che mi ha fatto tanto bene, al quale debbo tutta la mia riconoscenza.

[107] Alle due, secondo l’accordo, mi recai da lui. Vedermi, conoscermi, aver io per Lui la confidenza che una figlia deve ad un padre e un padre verso una figlia, fu la stessa cosa.

6. IL METODO DI PADRE TERZI

[107] Vedendomi vestita e pettinata secondo la moda, mi domandò se lo facevo proprio di mia volontà; io gli risposi che lo facevo per obbedienza. E lui mi disse: “A tempo debito te la toglierò io questa obbedienza… Gesù SS. non ti vuole vestita in questo modo”.

Il mio buon parroco quando gli scrissi che avevo trovato un confessore che mi pareva proprio quello che doveva fare tanto bene all’anima mia, venne a Milano e tenne un colloquio col padre che già conosceva prima e stimava tanto. Fu molto contento e mi disse di ringraziare il Signore e di abbandonarmi interamente e ciecamente nelle sue mani.

Con la grazia del Signore lo feci, ed ho la tranquillità d’anima di

[108] essere stata con la divina grazia sempre schietta e di non aver mai fatto una minima cosa senza il suo consenso. Dopo aver parlato però col mio parroco, mi disse per il momento di scacciare il pensiero di farmi religiosa e di entrare in monastero.

Mi disse: “Vivrai da religiosa nel mondo perché così vuole per il momento il Signore”.

Questa cosa mi afflisse assai, avevo tanto desiderio di nascondermi in qualche sacro chiostro!… Ma offrii il mio sacrificio a Gesù SS. e promisi di obbedire. Mi fu permessa di fare la professione del Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi, nel quale ero già entrata qualche anno prima. Desideravo cambiar modo di vestirmi e smettere tutte quelle vanità che mi pesavano. Anche il mio nuovo confessore lo desiderava e mi disse di pregare e di pensare in che modo l’avrei potuto fare.

Intanto volle mettessi in iscritto tutte le grazie del Signore, i

[109] miei desideri, i pensieri; mi fece fare un po’ di giorni di Santi Esercizi e mi permise la confessione generale.

Gesù dolcissimo, mi fece da suggeritore. Approvò il mio metodo di vita e mi permise il voto di Uniformità al Voler di Dio e quello di stare alla presenza del Sacro Cuore di Gesù, e in prova, quello di Maggior Perfezione.

Volle pensassi proprio sul serio a come cambiare il modo di vestirmi. Gli dissi che io non trovavo altra strada che passare ai fatti, e farmi fare un vestito modesto, sguarnire tutti gli altri, farmi tagliare i capelli. Farmi credere un po’ esaltata per un giorno. Al mio amor proprio costava, ma Gesù lo voleva e ciò bastava.

Il mio nuovo confessore stette un po’ perplesso e poi mi disse: “Te lo permetto e in nome di Dio fà pure quanto mi chiedi. Ti aiuti Gesù, io ti raccomanderò al Signore”. Mi raccomandai di cuore alla Madonna e poi al primo parrucchiere che trovai feci

[110] tagliare i capelli.

Arrivata a casa e chiusa in stanza sguarnii tutte le vesti. Stracciai tutte le guarnizioni. Levai dalle orecchie le cose d’oro. Mi misi poi la reticella in testa come la porto al presente. Quando mi videro quelli di casa e i miei buoni signori, non sapevano cosa pensare e mi credettero impazzita.

Mi fecero sorvegliare di notte, mi fecero visitare dal medico il quale disse che mi trovava in stato normale e calma. Alla domanda: “Che cosa avevo, perché avevo fatto così”, rispondevo solo che ero stanca delle cose del mondo. Ma non si persuadevano.

Infine vedendomi calma e allegra finirono per tranquillizzarsi. Ma soffrirono poveri signori, e anch’io soffrivo per vederli patire per me. Ma Gesù dolcissimo lo voleva e questo mi bastava a farmi superare tutte le difficoltà e i dispiaceri…

[111] Quanti giudizi anche dalle persone buone, quanti dispiaceri dovetti soffrire in seguito, poco mancò che ci andasse di mezzo anche il mio confessore.

Venne in casa ad assicurare i miei signori che sarei stata sempre con loro fino alla loro morte e sarei stata sempre affezionata ed obbediente, basta che non mi obbligassero più a nulla delle cose del mondo. I miei signori temevano mi facessi religiosa e li lasciassi.

Il mio nuovo direttore mi mise sotto una severa obbedienza, mi faceva rinnegare in tutto la mia volontà. Bastava che conoscesse che desideravo una cosa e mi piacesse, che dovevo subito cambiarla, lasciarla, smetterla e fare il contrario. Anche nelle pratiche di pietà e di devozione. Ridussi al puro necessario il mio corredo; doveva star tutto nel tiretto del comò, il resto, col permesso dell’obbedienza lo diedi ai poveri.

In mezzo alle vesti tenevo la veste bianca da mettermi dopo

[112] morta e così ricordarmi spesso di quel momento. Anzi una volta al mese nel giorno di ritiro, alla sera me la indossavo e mi stendevo su un asse e, così vestita, per qualche ora pensavo alla morte e al giudizio. E questa pratica mi fece un gran bene.

Feci un promessa speciale di non fare un passo fuori di casa, di non dire una parola, né fare un atto o azione, se non era richiesto dal mio dovere, dalla gloria di Dio e dalla carità.

A gloria Tua, Amor mio Gesù, devo dire che dai diciotto anni ai ventuno Tu Gesù hai fatto tutto …

Mi prescrissi due volte l’anno i SS. Esercizi e li potei sempre fare (da sola e in casa). Da quel tempo non mi fu possibile usare riserve con Gesù. Mia grande consolazione era potermi unire a Gesù e stare alla presenza di Gesù Sacramentato.

[113] Vederlo esposto, mi rapiva, non sentivo e non vedevo che Lui… Il mio direttore si accorse, e per farmi rinnegare la volontà, mi comandava di dire solo cinque Gloria stando in fondo alla Chiesa, quando vi erano le SS. Quarantore e, invece di fermarmi a fare l’adorazione, andare a fare una passeggiata sui bastioni. Obbedivo, ma quanto soffrivo. Passeggiavo, ma il mio cuore era là davanti al mio dolce Amore.

Succedeva varie volte come una lotta. Gesù si divertiva a volermi tener vicina, io mi volevo allontanare per obbedire… Tante volte mi mancavano le forze e piangevo. Non potendo di giorno, diedi all’orazione due ore di notte. Avendo la fortuna di avere la finestra verso la Chiesa dove potevo vedere la lampada che ardeva davanti al mio Amor Sacramentato, tenevo socchiu-

[114] se le griglie e là adoravo il mio Gesù SS….

Quante grazie, quanti lumi mi donava. Le ore mi passavano come minuti… La mancanza del sonno, mi fece patire un po’ in salute.

Credendo indisposizione ordinaria, mi fecero visitare da un medico molto religioso. Questo disse ai miei signori che avevo bisogno di essere distratta, di farmi divertire e farmi proibire le troppo lunghe orazioni e la meditazione. Quanto dovetti soffrire per queste prescrizioni del medico… Gesù mi tirava a sé con mille finezze, le persone di famiglia e i miei signori cercavano tutti i mezzi per farmi distrarre, e per la lotta che sostenevo, ne soffriva di più la mia già malferma salute.

Si arrivò perfino a farmi condurre per obbedienza ad un teatrino che rappresentava i promessi sposi del Manzoni.

[115] Ma appena entrata in quel luogo mi prese un mal di capo così forte, che non vidi, né sentii nulla. Dovetti sempre tenere il capo nelle mani.

Questo dolore mi durò tre giorni. Dopo d’allora non ardirono più obbligarmi a simili cose. Chiesi al mio direttore di fare il voto di Maggior Perfezione, che da qualche anno cercavo di osservare per prova. Lo feci dopo vari giorni di S. Esercizi, al giorno della mia cara S. Agnese, il 21 Gennaio 1874, con questa formula:

Voto di maggior perfezione.

“Sia Lode alla Augustissima Trinità: Eccomi tutta tremante alla presenza Vostra, o mio Dio, per darvi la prova più sincera del desiderio che ho di amarVi e di servirvi nel miglior modo a me possibile.

Perciò io, Laura, indegna serva e sposa Vostra, prostrata innanzi alla SS. ed adorabilissima Trinità, a Voi mio caro Gesù, a Maria SS. mia Madre, presente il mio Angelo Custode, il mio caro

[116] Padre S. Giuseppe, tutti i miei Santi Avvocati e Protettori, a tutta la corte celeste faccio Voto (Sub levi) di cercare in tutto il mio operare, pensare, parlare, quello che conoscerò chiaramente essere il più perfetto. Sicché, in forza di questo Voto, io mi obbligo d’ora in poi ad una vita totalmente mortificata sia nell’interno che nell’esterno. Cioè, in quanto all’esterno, a non cercare mai alcun sollievo al mio corpo, a scegliere sempre quelle cose che sono più contrarie all’umanità, ad abbracciare volentieri il patire, ad attaccarmi insomma alla Croce amando tutto quanto essa mi presenterà.

In quanto all’interno, intendo di obbligarmi a mortificarmi in tutte le mie passioni; ad esercitare tutte le virtù in un grado grande, cioè l’umiltà, l’obbedienza, la purità, la pazienza, la presenza di Dio continua, il raccoglimento, l’abnegazione di me

[117] stessa, la carità, la povertà, la dolcezza e ritiratezza e di tutte queste virtù, intendo fare tanti Voti speciali.

Mi obbligo finalmente alla più stretta imitazione di Voi, o mio Amor Crocefisso, principalmente ad uno studio della più profonda umiltà in tutte le cose, non solo avendo sempre bassissimo concetto di me, ma desiderando ancora e cercando di essere dagli altri disprezzata, dimenticata, ingiuriata.

Vi protesto o buon Gesù che sempre, e poi sempre, non farò che amar Voi. Che sempre, e poi sempre, non farò che odiar e perseguitar me stessa, per seguire le Vostre tracce, che sempre non farò che amare, ed abbracciare il patire per rendermi simile a Voi che siete Crocefisso per me.

Ecco o caro Gesù, l’offerta che io vi faccio: ecco il sacrificio di tutta me stessa: ecco l’olocausto che vi presento. Voi accettatelo, graditelo e per segno che vi è caro, datemi la grazia di eseguirlo

[118] tutto fino all’ultimo apice, con la più scrupolosa esattezza sino al mio estremo respiro.

Deh! non permettete, o mio Gesù che giammai abbia da rompere questa catena che sì strettamente mi lega a Voi, mille volte più volentieri accetto la morte che una tale disgrazia. Siate Voi la mia forza, il mio sostegno, siate Voi il mio aiuto, il mio Tutto.

Ogni mia speranza io la ripongo in Voi. Voi potete tutto ciò che volete. Operate in me a Vostro piacimento, che io vi lascio libero corso.

Sono Vostra, o mio Signore e Vostra voglio essere per tutta l’eternità.

Maria SS., mia dolce Speranza e conforto, a Voi mi raccomando. Questo è il momento di farmi conoscere che mi siete tenera Madre, coll’aiutarmi ad essere fedele a Gesù nelle mie promesse.

E a Voi tutti o Santi del Cielo, mio Angelo Custode, soprattutto Voi o caro Padre S. Giuseppe che io eleggo per Protettore di

[119] questo Voto, impetratemi da Dio, tanta grazia che non abbia da mancare neppure in una sillaba nelle mie promesse.

In Te Domine speravi non confundar in eterno”.

7. LA PEDAGOGIA DI GESù

[119] Fatto questo Voto, mi trovai così sollevata e libera che mi sembrava che più in nulla trovassi difficoltà alcuna. Da quel momento Gesù non mise limite alle sue grazie.

Da quel momento in poi, quanti favori da parte di questo Amante Divino.

Un giorno mi disse, che dovevo proprio in tutto, anche nelle minime cose, regolarmi secondo questo S. Voto, e ne formassi come una specie di esame pratico. Io lo feci e fu questa la regola di poi dei miei esami, la base della mia condotta verso Dio, verso il prossimo e verso me stessa.

Volle formassi la mia dimora davanti al Tabernacolo e mi stac-

[120] cassi anche dalle cose e parenti cari e mi mettessi come morta nelle sue mani, pronta a fare ed andare dove voleva Gesù.

Dal giorno che feci questo voto mi parve proprio di vivere un’altra vita e fino al 2 Febbraio 1879 continuarono le misericordie del mio caro Gesù. Ebbi a soffrire sì, delle angustie, delle pene. Gesù qualche volta si nascondeva, fui tentata contro la fede e la speranza. Ma Gesù mi aiutò.

Il demonio invidioso tentò di togliermi la vita tre volte. Una volta mi gettò giù da una lunga scala con un braciere acceso di fuoco, tutti si spaventarono, credevano mi fossi fatta male e non mi feci nulla, avendomi soccorsa il mio Angelo Custode. Nel cadere mi si era rovesciato addosso tutto il fuoco e non si trovò né una scottatura, né il minimo guasto nelle vesti.

[121] Un’altra volta mi trovai, non so in che modo, sulla finestra: tentò di gettarmi giù in strada. Il mio Angelo mi salvò anche allora.

Un’altra volta, non si poté sapere come, mi avvelenarono e dovevo morire, ma Gesù allora mi guarì.

Questo caro Sposo era sempre pronto a soccorrermi. Io parlavo con Lui come ad un Sposo tenerissimo, avrei desiderato star sempre sola con Lui. Passavo ore di vero Paradiso. Permise per prova del mio amore varie prove, senza uno speciale suo aiuto dovevo perdermi.

Fui accusata di infedeltà e Gesù non volle mi difendessi. Vi furono persone che mi presero ad amare e dovevo sempre convivere con loro per due anni. Gesù solo sa quanto ho sofferto… Quel farmi vedere sempre indifferente, schivarli: nulla accettare, vigilare sui minimi atti, sorvegliare attentamente su me stessa, onde non dar occasione io di qualche tratto benché innocente, ma che potesse generare confidenza, era una continua croce.

[122] Il pensiero poi che vi erano persone che pensavano a me mi faceva orrore. Io volevo piacere ed essere amata solo da Gesù e guardavo come un castigo l’essere amata da altri. In quel tempo venni chiesta in matrimonio da vari signori, ed il mio direttore al quale tutto riferivo, mi lasciava fare da sola. Mi diedi di più alla penitenza, (col permesso del mio direttore) alla mortificazione, ed avrei voluto distruggere il mio corpo.

Presi ad odiarlo come un vero nemico e gli negavo anche il riposo e il nutrimento necessario. Il mio Gesù si compiaceva quando, alle proposte di matrimonio che mi venivano fatte, gli dicevo: “Sposo dolcissimo, mi affliggo perché si pensa a me, ma vorrei averne mille al giorno da rifiutare per Amor Tuo, e provarti col fatto che Te solo voglio amare ed essere interamente e

[123] solo tutta Tua.

Eleggo essere nella più grande miseria, in mezzo alle più dure croci, abbandonata da tutti, ma essere tutta Tua, piuttosto che essere una regina padrona di un regno, corteggiata da tutti, fra tutti i piaceri e felicità terrene ed essere di altri”.

Per quanti riguardi e gentilezze mi si usassero, dovevo trattare continuamente con molte persone, stare le sere intere sola nelle conversazioni con uomini (essendo il mio signore abituato a trascorrere la sera in compagnia di qualcuno) ed io dovevo starvi in compagnia.

Gesù vegliava continuamente su di me, lo sentivo sempre vicino e non permise mai che provassi un minimo sentimento o pensiero di genio o simpatia; e per tutta sua Bontà questa grazia me la concesse per tutta la mia vita.

Oh! come è geloso Gesù delle sue spose. Un giorno che per mancanza di vigilanza guardai in faccia una persona, mi castigò severamente nascondendosi per vari giorni. Grazie, grazie,

[124] delle Tue misericordie verso di me, tanto ingrata.

Il mio direttore per provare la mia vocazione mi diceva: “Perché ti rifiuti a tutte le domande? In società potresti fare tanto bene, dare buon esempio, guadagnare anime a Gesù che senti di amare. Essendo ricca potrai fare tanta carità, soccorrere tanto i poveri che tanto ami”. Ma io gli risposi che Gesù solo doveva essere il mio tutto, Lui solo il padrone assoluto del mio cuore, del mio corpo, dei miei affetti, dell’amor mio, che se voleva Gesù che facessi del bene al mio prossimo ed essere di buon esempio, aveva mille mezzi per farmelo fare. Che del resto il pensiero che un uomo potesse dirmi sua un solo minuto mi faceva morire, ed ero pronta a morire piuttosto che mancare minimamente alla promessa, o meglio, al Voto fatto a Gesù

[125] amantissimo fin dai sette anni e della fedeltà giurata nella mia SS. Comunione.

Allora il mio buon confessore commosso mi rispose: “Figlia ti volevo a questo punto. Ora che mi hai fatto questa franca dichiarazione, io dirò: Laura, o tutta sarai di Gesù senza riserva, o il tuo posto sarà l’inferno, tienilo bene a mente. Con te Gesù SS. ha fatto quanto ha fatto con le anime più predilette al suo Cuore. Egli ha qualche misericordioso disegno su di te. Corrispondi figlia mia a tanto amore di Gesù. Amalo tanto e fallo amare. Ma ricordati che un grave rendiconto dovrai rendere al buon Dio di tante grazie; e io tremo… Sii sempre umile, vigilante, e prega”.

Mi fece fare dieci giorni di S. Esercizi, alla fine dei quali mi fece rinnovare tutti i santi voti e in modo speciale quelli religiosi di povertà, castità, obbedienza e carità e quello di maggior perfezione.

[126] Volle in seguito che accettassi varie cariche nella Congregazione delle Figlie di Maria: prima di lettrice, poi di consigliera, dopo di segretaria, infine di Vice Presidente, in ultimo di Presidente, nella qual carica dovetti durare finché dimorai a Milano.

Io ne soffrivo, ma il mio confessore lo voleva. Un giorno che mi sono lamentata con Gesù di essere gravata di carica superiore alle mie forze Gesù mi rispose: “Ti lamenti e mi dovresti ringraziare perché questo è un tratto della mia provvidenza per farti fare l’esperienza di quello che più in grande dovrai fare un giorno”.

Oh! la mia Congregazione delle Figlie di Maria, quanto bene mi fece. La gioia che ho provato il giorno che ricevetti la cara divisa, la cara medaglia, mi si rinnovava tutte le volte che si facevano quelle belle S. Comunioni generali nelle care feste dell’Immacolata e di S. Agnese.

[127] Che giorni di paradiso passavo. La mia medaglia di Figlia di Maria era il mio unico ornamento e avevo proprio una santa ambizione di averla sempre bella e sempre bello il nastro che portavo sempre esternamente. Ebbi qualche scherno, è vero, ma fu un bel fiore da offrire alla mia carissima Mamma.

E perché le giovani mondane non si vergognano di portare mille nastri di mille colori e in mille maniere, si dovrà vergognare una giovane cattolica di portare una bella medaglia in bel nastro celeste, divisa di una carissima Mamma?… Madre SS. date sempre coraggio alle vostre figlie di vincere i rispetti umani.

Fui fatta in seguito anche Figlia e poi Sposa, del Sacro Cuore. Erano compagnie che si erano formate per quelle giovani che volevano attendere in modo particolare alla pietà.

Gesù mi fece conoscere quanto è bella la S. Purità e mi chiese

[128] che mi adoperassi in modo particolare di acquistarla e praticarla anche nei minimi atti. Che bella istruzione un giorno mi fece sulla purità di mente, di cuore, di corpo, di atti, di pensieri, di parole, di azioni.

Mi fu poi permesso il voto di Purità. Gesù pure mi raccomandava di star bene attenta a rendere sempre bene per male ad esercitarmi in modo speciale nella carità ed umiltà. Quanta bontà di Gesù! Mi stava continuamente attorno come diligente Maestro in tutto, anche nelle minime cose. Oh! se avessi corrisposto, quanta consolazione avrei dato a Gesù SS. ed edificazione al mio prossimo.

Invece, mio Gesù, perdona ed accetta almeno il desiderio che ho di amarti ora davvero. Mi diceva come Egli si comunichi volentieri ad un’anima pura e quanto gli sia cara e quanto possa sul suo Cuore dolcissimo.

[129] In quel tempo Gesù permise soffrissi vari mali che misero in pericolo la vita. Era necessaria una visita dal medico. Mi sentii di offrire a Gesù la mia vita per amore alla S. Purità, come avevo promesso ancora giovanetta e ho tenuto tutto nascosto. Gesù carissimo gradì la mia offerta, mi fece molte grazie, mi lasciò soffrire il male un po’ di settimane, e poi una notte essendomi addormentata dopo la S. meditazione, allo svegliarmi, mi trovai perfettamente guarita.

Quanto sei buono o Gesù con chi si affida a Te. Il medico di casa vedendomi sofferente mi ordinò i bagni. Io ne sentivo grande ripugnanza, pregai Gesù SS. di liberarmi da questo comando. Mi proposi di andare nel bagno una volta (vestita però), ma appena toccata l’acqua svenni e si dovette levarmi in fretta.

Il medico disse di non farli più, così fui liberata da quel comando.

[130] Gesù mi fece conoscere che il Suo Cuore soffre moltissimo per l’abuso che se ne fa di questo rimedio. In merito alla S. Purità quante prescrizioni Gesù mi fece… Al mondo certe cosette sembrano inezie, esagerazioni, ma Gesù odia l’abuso di certi mezzi creduti necessari per l’igiene, anche delle persone pie e religiose. No, no, non piacciono a Gesù SS.

Mi donò Gesù un chiaro conoscimento di quelle persone che erano disgraziatamente prive della bella virtù della S. Purità. All’avvicinarsi ad esse anche in occasione di visite di convenienza o di cose d’affari, le conoscevo da un certo senso di ritrosia che provavo a trattare con loro. Qualche volta credendolo frutto della mia fantasia mi sforzavo, e Gesù mi rimproverava. Mi muovevano a nausea. Le persone di casa e amici conoscevano questa mia ritrosia, perché qualche volta mi tradii, e qualche persona accorgendosi si confessò del suo difetto. Per tutto il tempo che fui obbligata dall’obbedienza a leggere giornali e

[131] libri profani, e si ottenne il permesso ecclesiastico, il mio caro Gesù mi faceva la grazia che quando incontravo qualche pezzetto che vi era qualche cosa contro la bella virtù non vedevo più le parole e non potevo più leggere.

Il mio signore, credendo che mi ripugnasse il leggere, mi diceva: “Saltalo via e va avanti!”. Grazie, Gesù!

Un giorno ero sul corso con una mia amica che ritornavo dalla dottrina.

Uno sfacciato fece per accarezzarmi ed io senza saperlo gli diedi uno schiaffo… Un signore a quel giovanotto disse: “Lezione ben meritata, giovanotto mio!”. Io non agivo, era una forza maggiore di me. Gesù non permise mai che nessuna persona mi toccasse. Fu egli che mi proibì i baci e le carezze e a prendere la mano delle persone nel salutarsi. Per evitare i soliti complimenti del mondo dovetti soffrire umiliazioni, ingiurie, disprezzi, motteggi, comparire ineducata, ma tutto con la divina grazia mi riusciva facile e di grande contento, per essere fatti per piacere al mio dolce Sposo Gesù.

Se qualche volta mi lasciavo prendere la mano, Gesù Santissimo si mostrava malcontento. Ed aveva ragione. Sentivo un grande amore per le povere inferme e Gesù mi suggerì di dare loro tutta la mia pietanza e il vino e di vivere con solo pane, mine-

[132] stra, qualche po’ di verdura.

Lo feci e la salute mi giovò lo stesso. Mi proibì specchi e roba affine. Mi erano di continuo oggetto di vigilanza non tanto perché io adoperassi lo specchio, ma solo perché nella mia stanza ne avevo tre grandissimi e non potevo alzare un occhio senza vedermi nello specchio. Tutte le volte che, inavvertitamente mancavo, Gesù voleva facessi una penitenza, così se avessi guardato dalla finestra (quando dovevo stare per obbedienza) ed, oh mio buon Gesù quante ne dovetti fare!..

Infine mi abituai a guardar senza vedere, come m’insegnava Gesù. Il mio direttore si accorse che io amavo molto il vestire oscuro e dimesso e lui per farmi rinnegare la mia volontà mi obbligò a mettere vestiti chiari e di seta, e Gesù Santissimo godeva della ritrosia che provavo nell’obbedire indossando quegli abiti di lusso, piacendo però che obbedissi al mio direttore.

8. LA RICERCA DELLA VOLONTà DI DIO

[133] Mi si risvegliò forte il desiderio di farmi religiosa e di salvare anime. Il mio direttore mi diceva non più di scacciare questo santo pensiero, ma di conservarlo e ringraziare il Signore che me lo donava, che egli augurava cento anni ai miei signori, ma se fossero andati in paradiso e fossi libera mi avrebbe subito dato il permesso di farmi religiosa; ne esaminassi pure i miei desideri e gli dicessi chiaramente quale sarebbe stata quella regola che più era conforme ai desideri che mi donava il Signore.

Ma per quante regole leggessi, non ne trovavo una che mi accontentasse pienamente; ero però pronta ad abbracciare quella che mi venisse assegnata dal mio direttore.

Mi piacevano le Carmelitane per la loro vita contemplativa, ma non vi erano le opere di bene del prossimo come ne sentivo il desiderio. Le Salesiane di S. Sofia pure, ma anche queste non

[134] avevano scuole. Le Sacramentine pure mi sentivo inclinata. Oh, l’Amor mio Sacramentato che dolce attrattiva mi dava! Ma il mio direttore mi diceva: “Non sei adatta!. Tu sei fatta per le opere di carità”. Qualche volta mi diceva: “Sei un mistero! Mi sembri nata, fatta per la clausura, eppure ti vedo tanto inclinata alle opere di carità, che non so da qual parte consigliarti. Prega! Prega!”.

Raddoppiavo penitenze, preghiere, mortificazioni che mi costavano e non dico per delicatezza di stomaco, affinché il buon Dio si degnasse illuminare il mio direttore, ma inutilmente, egli mi diceva: “Io sono al buio, non conosco più nulla sulla tua vocazione”. Quante notti ho passato nel pianto e nella preghiera! Mi sentivo pronta a qualunque sacrificio, Gesù voleva qualche cosa

[135] da me, ma non si faceva intendere.

Morì la buona signorina della morte dei giusti come una Santa. Calma, rassegnata, munita coi conforti della S. religione. Mi raccomandò il mio signore, mi pregò di non abbandonarlo e di assisterlo fino alla morte che il Signore mi avrebbe benedetto. Era ancora ad ottant’anni, innocente come una bambina di pochi anni. Morta la mia signora, la mia posizione divenne più difficile e delicata anche in faccia al pubblico.

Amavo il mio signore come un padre e lo veneravo e lo servivo come il padre dei poveri perché era di una carità grandissima. Dovevo essere sempre in sua compagnia; andare in carrozza, in viaggio insieme. Aveva una fiducia illimitata in me, mi diceva anche in pubblico “il suo angelo custode”, “il conforto della sua

[136] vecchiaia”, il premio che il Signore gli aveva dato su questa terra per quella poca carità che aveva usato ai poveri.

Queste cose ridette e riportate, fecero fare dei giudizi poco buoni sulla mia condotta e quasi si scandalizzarono. Io ne fui avvertita e ne rimasi addolorata ed angustiata per il timore di dare scandalo davvero.

Il mio direttore mi tranquillizzò. “Eh, certo ‑ mi disse ‑ sei in una posizione delicata e se non fossi certo della volontà del Signore non ti lascerei lì per cinque minuti. Tu sei come una bambina che scherzi sull’orlo di un pozzo, ma Gesù ti tiene custodita. In quanto al tuo signore, sta sicura che è per te un affettuoso padre retto e buono.”

Voleva il mio signore che pranzassi con lui per fargli compagnia, io gli dissi che non mi obbligasse a ciò, che sarei stata là ad aiutare a servirli a tavola, in piedi, in compagnia, ma seduta al

[137] tavolo insieme no.

Egli capì il perché e non mi obbligò. Stando solo, poveretto, gli prendeva la malinconia.

In quel tempo gli prese il timore di essere ucciso di notte (perché un suo amico fu in quel tempo ucciso da un servitore) e non volle più nessuno nel suo appartamento. Alla sera si chiudeva in due stanze solo con me, e questo fu causa di gravi calunnie. Per quattro anni dovetti fare ciò.

Io passavo le notti vestita seduta su una poltrona e potevo dare più ore all’orazione. Temetti che i miei peccati fossero la causa che allontanassero i lumi al mio direttore, mi sottoposi a varie umiliazioni, feci i S. Esercizi con metodi più seri e ancora la confessione generale (il mio direttore mi lasciava fare la confessione generale quando volevo, bastava che non impiegassi più di un quarto d’ora).

[138] Ma il mio direttore nulla conosceva ed era in pena. Affidammo la cosa al Cuor Santissimo di Gesù, alla cara Madre Santissima, al glorioso S. Giuseppe, al mio caro S. Luigino e si continuava a pregare.

9. L’ADORAZIONE DEL 2 FEBBRAIO E L’ESPERIENZA MISTICA DELLA “BELLA NOTTE”

[138] Era il giorno 2 febbraio, Festa della Purificazione di Maria Santissima, e vi erano le Santissime Quarantore alla mia Parrocchia di S. Babila.

Ottenni di fare l’adorazione al SS. Sacramento. Andai alla una e mezza. Mi misi in un posto quieto e poco veduto, perché mi sentivo oppressa e volevo pregare, e piangere liberamente senza essere veduta.

Appena prostrata davanti a Gesù, sentii che Gesù mi invitava a stare un po’ con Lui… Mi fece conoscere quanto era dimenticato, offeso… Quanto danno faceva il demonio alle anime. Rimasi commossa e dissi all’amor mio: “Il demonio tanto si affatica per rubarvi anime! Voi siete tanto offeso, ed io che sento tanto di

[139] amarvi farò nulla? Gesù caro, voglio consolare il Vostro dolcissimo Cuore, voglio farvi amare e conoscere, voglio darvi anime. Insegnatemi il modo sia pure doloroso, a nulla mi rifiuterò, ve lo prometto… Fatemi conoscere la Vostra S. Volontà, i Vostri disegni su di me povera peccatrice… Parlate, Amor mio Sacramentato…”.

E Voi mi faceste sentire la Vostra dolcissima voce e mi tiraste vicina, vicina a Voi e mi diceste: “Guarda, Laura, guarda!”. Guardai dove mi dicevi e vidi una estensione sterminata, innumerevoli anime avvolte in una fitta rete che cercavano di rompere… Un momento dopo mi trovai madre di tante figlie. Voi nel consegnarmele mi diceste: “Adoperale con fiducia, io non le lascerò involgere nella rete, se mi saranno fedeli e ti obbediranno…”.

Io, tremando, Vi guardai e mi offrii, pronta al lavoro. Vi chiesi

[140] dove incominciare? Mi rispondeste: “Dai fili più teneri e quasi non veduti..”. Un momento dopo, si mutò la scena e vidi, parrocchie, lavori, funzioni, funerali, scuole, gioventù, bambini, congregazioni, ecc. tante opere, tante anime… Mi spaventai… “Gesù, dissi, che volete che io faccia?”. E Voi mi rispondeste: “Ecco il tuo compito, coraggio, Laura, Io sono con te e tu dal mio Cuore otterrai lumi, forza, aiuto, soccorso … Non temere!”.

Suonavano le tre ore e senza accorgermi era passata con Gesù un’ora e mezzo e mi sembrava un minuto.

Salutai Gesù perché i miei doveri mi volevano a casa. Tremavo, un peso mi oppresse.

Alla sera non potei dormire, divenni melanconica, mesta… Fui giudicata, Voi lo sapete in che modo… Era la prima prova delle molte che mi fece conoscere. L’accettai e dissi un “fiat”.

[141] Un milione di volte mi offrivo pronta, ma la mia natura guasta ripugnava. Le prove, le croci non me le avete nascoste.

Soffrivo molto perché capivo che dovevo comparire doppia, finta, essere causa di dispiacere ai miei Superiori che tanto amavo e stimavo, ma Voi voleste un intero sacrificio. Desideravo sapere dove dovevo incominciare per introdurre e fare del bene in una parrocchia, quando si dovevano stabilire le figlie, e Voi sempre buono mi diceste che il modo più facile era offrirsi pronta e per pura carità a custodire ed istruire i bambini… Poi all’oratorio festivo, l’assistenza a tutte le funzioni. L’adorazione a Gesù sacramentato, la cura degli arredi sacri nelle ore di riposo e ricreazione, comprese le ostie. La spiegazione della dottrina cristiana in chiesa e in tutte le ore a comodo dei ragazzi, preparare a ricevere i Santissimi Sacramenti, la

[142] scuola di lavoro, l’assistenza spirituale agli infermi, la direzione delle congregazioni (associazioni), stabilite in Parrocchia e negli oratori. L’assistenza anche corporale agli infermi in un caso di epidemia generale (negli Ospedali provvisori, ma mai a domicilio), in ultimo la scuola comunale di studio, quando però vi è l’impossibilità di avere una maestra cattolica e pia…

Vidi delle buone giovani che si adoperavano nelle opere con noi… .Le vidi assistenti, maestre nei lavori, nelle fabbriche, fare commissioni per noi, ricevere ordini ed eseguirli.

Voi, o Gesù, me le affidaste esse pure, e mi pareva dipendessero da me in tutto ed avessero parte al merito, agli aiuti spirituali stando anche nella propria famiglia. Io le credetti Orsoline. ma temo essermi ingannata per quella intera dipendenza che ave-

[143] vano dalla Madre stessa delle suore, ciò che non possono avere per regola (essendo proibito) le Orsoline di S. Angela Merici.

Quel giorno che ero pensierosa ed afflitta per non poter trovare le regole adatte, quanta bontà, o Gesù, usaste meco, ero così perplessa e diffidente.

Non ardivo parlarne al mio direttore che mi avrebbe sollevata. Ma Voi, tanto buono, sempre compatiste la mia miseria e veniste in mio aiuto. Ancor sento l’impressione lasciata in me quella felice notte che, inginocchiata, guardavo dalle griglie della finestra il tabernacolo e che pregavo e piangevo per la dolcissima Vostra Voce!… Sentii che mi diceste con una tenerezza tutta celeste: “Perché tanto ti affliggi, Laura? Perché cerchi lontano da me ciò che io solo posso e voglio darti? Mettiti a scrivere”.

[144] Mi inginocchiai in terra presso il tavolo, presi la penna e il libro e scrissi. Scrissi senza sapere che cosa. La mia mano era condotta da altri .Chiusi il libro, Vi baciai i piedi, Amor mio… Oh, come eravate bello! Mi diceste: “Questa sarà la prova più certa che è tutt’opera mia”.

Mi svegliai come da un sonno e mi alzai sbigottita. Mi pareva di aver sognato, ma il libro era tutto scritto, pregai a lungo. Mi sedetti un po’, ma non potei prender sonno. Mi pareva di vederVi, di essere ancora con Voi.

Con gli occhi del corpo, come il solito, non avevo visto nulla, con gli orecchi sentito nulla, eppure io avevo visto Voi in tutta la Vostra bellezza e sentito la Vostra dolcissima Voce. Il suono dell’Ave Maria mi trovò in ginocchio. Mi recai in Chiesa davanti al Tabernacolo, quando ebbi la dolce fortuna di averVi nel

[145] mio cuore, capii e conobbi chiaramente quanto era successo.

Ma quanti dubbi, quanti cambiamenti, quante pene soffrii d’allora fino a quando ho adempiuto ciò che mi avete fatto conoscere! E ciò perché non ebbi il coraggio di parlare e di far conoscere tutto al mio confessore.

Una congregazione nuova, incominciata per mio mezzo, mi spaventava, credevo di disonorare le opere stesse. D’allora in poi quando vi chiedevo: “Gesù, che vuoi da me?” altra risposta non mi deste che questa: “Ben conosci la mia volontà, è inutile che resisti, essa si stabilirà e durerà molto. è questo un atto della mia Misericordia per gli ultimi tempi della Chiesa. Molte religiose di altri istituti che si scioglieranno verranno ad unirsi. è necessario però nell’accettazione essere cauti e prudenti…”.

[146] Chiesi a Gesù un miracolo: me ne concesse uno: è nella miracolosa guarigione della mia Suor M. Bianca.

Fu predetto l’Istituto da varie persone, in modo particolare dalla mia defunta Madre che lo diceva chiaramente ad una giovane che voleva farsi religiosa altrove. Le diceva: “Abbi pazienza, ti farai religiosa nel monastero che fonderà la mia Laura”. E le diceva perfino il luogo dove sarebbe stato fabbricato; ma a me non disse mai nulla.

Difatti si fabbricò la casa Madre precisamente dove indicava e quella giovane entrò nell’Istituto dopo pochi mesi dall’inizio, ed è l’attuale Maestra delle novizie.

Molte prove e grandi mi diede la bontà del Cuor di Gesù per farmi conoscere che era sua l’Opera e tutta sua; ma il buon Dio permise che io dubitassi d’essere ingannata, illusa. Ad onta

[147] della mia ritrosia l’opera fu incominciata, come avanti dirò, ed approvata, perché ciò che vuole il Signore, tutto si compie anche contro ogni nostra ripugnanza.

10. LA FISIONOMIA DELLA NUOVA FAMIGLIA

[147] Mi fece conoscere la forma vera che doveva prendere e il vero fine.

Fine: sollevare e consolare il Vostro Cuore, o Gesù dolcissimo, con l’amarlo e farlo amare.

Modo: imitare la Vostra S. Vita, i Vostri S. Esempi, fare i Vostri interessi per puro amore come una vera sposa fedele, e solo per amore, senza compenso fuori dell’amore dello Sposo. Indifferente nel luogo, nel modo, nel tempo, nell’abito.

Forma: una vera Famiglia, una vera vita comune composta di Spose e di Figlie… Le Spose, obbligate per tutta la vita nella casa dello Sposo, per il decoro della sua casa, per la crescita e istruzione dei figli e per tutti gli interessi che riguardano la

[148] Famiglia e le cose dello Sposo … Le Figlie che obbediscono e lavorano dove il Padre le vuole, sempre sotto l’obbedienza delle Madri … Le Figlie potranno, per il miglior bene e come vuole il loro Padre, cambiare casa, impiego, luogo, ma sempre con l’obbedienza delle Madri… Questa sarà la Famiglia del Cuore Santissimo di Gesù.

11. LA REAZIONE DI PADRE TERZI

[148] Mi sono sentita pronta ad accettare questo compito e fare ogni sacrificio, soffrire privazioni, essere creduta visionaria, pazza, anche morire, ma adempire il divin Volere; ma vincermi e parlarne al mio direttore non avevo coraggio.

Divenni mesta e passai molti giorni senza poter parlare. Si accorse il mio direttore e volle sapere che avevo. Io gli dissi che avevo una cosa che non ardivo dirgliela. Mi comandò di mettere tutto in iscritto, cioè quello che mi era successo. Provai difficoltà, ma obbedii.

[149] Consegnai insieme anche lo scritto di quella “bella notte”. Mi disse: “Ora hai obbedito e questo va bene, ma ora tu non pensare più a queste cose, anzi ti comando di scacciare il pensiero come una tentazione”.

Ho provato un vero martirio. Gesù sempre me lo ricordava, io ero obbligata dall’obbedienza a scacciare il pensiero, era una continua lotta.

Dopo vari mesi il mio direttore mi domandò se mi ero dimenticata del mio sogno. Io risposi: “Scaccio il pensiero perché l’obbedienza lo vuole, ma ogni giorno Gesù me lo ricorda”. “Ebbene – mi rispose – farai dieci giorni d’esercizi e poi parleremo”. Procurai di farli con la divina grazia, meglio che mi fosse possibile e Gesù, tanto buono, ad onta della mia miseria mi fu Maestro e Guida.

Feci la confessione generale ancora. La vista dei molti miei peccati, delle mie misconoscenze, ingratitudini, mi fece provare un vivo dolore.

[150] Conobbi sempre più il mio nulla, la mia miseria.

Dopo avermi data la santa assoluzione, il mio direttore mi disse: “E così, Laura, cosa intendi di fare?”. “Quanto Egli mi comanda, purché possa riparare il passato ed amare Gesù dolcissimo”. “Ti senti proprio indifferente?” “Si, con la divina grazia”. “Allora andrai dalla Superiora delle Orsoline di Famiglia e la pregherai di accettarti nella Compagnia, in seguito vedremo che cosa vorrà il Signore.

Però voglio ,nello stesso tempo, anzi te lo comando, in nome di Dio di pensare quale delle giovani pie che conosci (che siano libere) sarebbero adatte per incominciare quell’opera che vedesti in sogno qualora tu fossi libera e io te lo comandassi. Intanto incomincerai sotto di me il tuo noviziato”.

Che stretto e serio noviziato mi fece fare!  Grazie, o mio buon Gesù, grazie di tanto amore.

12. GLI AVVENIMENTI DAL GENNAIO AL SETTEMBRE 1880

[151] Andai da quella Superiora e mi accettò come novizia. Al 15 dicembre 1879 si ammalò anche il mio signore, ricevette con una devozione edificante gli ultimi Santissimi Sacramenti. Era calmo e rassegnato.

Negli ultimi giorni non voleva sentire altro parlare che del Signore o pregare. Quanto è vero che chi usa carità con i poveri, muore calmo e tranquillo. Mi ringraziò dell’assistenza usatagli e mi augurò le più belle ricompense del Signore. Mi diceva che si trovava molto contento di aver beneficato la Chiesa, di aver osservato i precetti della S. Chiesa e di non aver mai negato la carità a nessun povero.

Morì il 31 dicembre 1879, proprio come un santo. Io sentii moltissimo questa perdita, avevo compiuto i 29 anni. Gesù nella S. Comunione mi disse: “Ora che ho premiato il tuo signore

[152] per tante sue opere di carità e sei libera, farai quanto ti ho comandato?”.

Ed io risposi: “Tutto quello che mi comanderete per mezzo del mio direttore che tiene il Vostro luogo”. Dovetti tenere ancora però per due mesi l’amministrazione della sostanza come facevo già da dieci anni.

Ogni giorno, per dieci anni, dovevo passare più ore nello studio con il mio signore a fare i conti; e perché nel far conti la mente resta troppo occupata e non potevo tenerla sempre occupata nel Signore Gesù, Gesù mi insegnò a fare come un patto con Lui così: quando scrivevo l’uno intendevo fare un atto di fede, il n. 2 di speranza, il n. 3 di carità, il n. 4 di dolore, il n. 5 di proposito, il n. 6 di lode, il n. 7 di adorazione, il n. 8 di amore, il n. 9 di riparazione, il n. 10 d’umiltà, ecc.

Così anche quando scrivevo con le lettere dell’alfabeto. E questo mi aiutò moltissimo a tenermi sempre unita al mio caro Gesù anche in mezzo agli affari.

[153] Una notte, per avermi l’uomo di casa per errore messo uno scaldaletto con del carbone (credendolo fosse fuoco di legna) in stanza, poco mancò che fossi asfissiata. Miracolosamente vissi. Stetti 12 ore senza sensi, immobile e ne risentii molto in salute. Mi tenne proprio in vita Gesù dolcissimo per i suoi fini. Appena riavuta, mi fece conoscere che mi aveva conservata la vita solo perché l’adoperassi per Lui. Grazie caro Gesù, di tante Tue grazie!

13. TRA LE ORSOLINE DI S. ANGELA MERICI

[153] Il mio signore morendo, mi aveva lasciato una pensione e un capitale col quale potevo secondo lui, vivere comodamente e assecondare il mio desiderio di fare del bene al prossimo. Andai dal mio confessore, gli dissi: “Padre, eccomi libera e con mezzi, faccia di me quel che conosce che sia conforme al divin volere, lo faccia con quella libertà che farebbe se avesse in mano uno

[154] straccio. Lo metta, lo butti ove vuole purché mi faccia amare il mio caro Gesù e fare la sua volontà”.

Mi disse di pregare perché era tornato nel buio. Mi fece fare 15 pellegrinaggi e mi permise varie penitenze, fra queste le tre ore in compagnia di Gesù moribondo in Croce nella posizione più penosa che si può.

Mi mandò a Brescia a pregare sulla tomba di S. Angela Merici: là, ai piedi di S. Angela, conobbi che ero Orsolina solo di passaggio, perché si formasse quell’opera che Gesù voleva. Mi fece parlare con vari Sacerdoti e col Rev. Padre Chiarini dei Filippini al quale volle gli facessi leggere quello che Gesù mi fece scrivere quella notte e volle pure che gli rendessi conto di tutto.

Questo reverendo Padre pregò e lesse tutto. Il giorno dopo mi disse: “Figlia, Lei non sarà Orsolina che per un po’ di tempo, altri disegni ha sopra di lei il Signore. Dica al suo direttore che

[155] non abbia più dubbi, che è troppo chiara la volontà di Dio su di lei. Glielo dica a mio nome. Ella sia umile e corrisponda alle tante grazie del Signore.

Non saranno le regole di S. Angela che ella dovrà osservare, ma quella che mi fece leggere”.

Tornai a Milano e riferii tutto al mio direttore ed egli ne fu contento, ma mi disse che egli non si decideva ancora se non avesse visto un miracolo. Ed io lo chiesi a Gesù e me lo concesse il 16 luglio con la guarigione miracolosa di una giovane che da 10 anni giaceva a letto paralizzata completamente.  La grazia la si ottenne dopo sei giorni che si era incominciata una novena al Cuor Santissimo di Gesù per intercessione della B.V. di Lourdes. Faceva le unzioni con l’olio della lampada del Sacro Cuore di Gesù e beveva un po’ d’acqua della Madonna di Lourdes, recitando varie preghiere.

[156] Aveva fatto la promessa, se guariva, di venire con me dove il Signore mi voleva, per aiutarmi nelle scuole di carità, essendo maestra.

Il mio direttore mi disse di fare la Vestizione d’Orsolina  e poi di andare nella mia casa di campagna ad incominciare la scuola di carità e l’asilo per i bambini.

Avevo da poco, con quello che mi aveva lasciato il mio signore e con l’aiuto dei miei fratelli, comperato dei fondi e una casa per liberare il paese da una famiglia protestante e senza morale.  Per questo però, quanta guerra mi fece il demonio, dovetti patire assai. “Là, mi disse il mio direttore, condurrai con te una povera giovane di condizioni umili e illetterata e semplice per cuciniera, un’orfanella di 16 anni e la giovane di fresco guarita”.  Ci fece fare in settembre 10 giorni di S. Esercizi e poi al 19 settembre, giorno della Beata Vergine Addolorata, là davanti al Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa dei reverendi Padri Gesuiti,

[157] mi fece fare i Santi Voti religiosi.

Al giorno del Sacro Cuore di Gesù di quell’anno avevo ricevuto tante belle grazie da Gesù come sono descritte nel mio quaderno, si decise che il giorno 22 settembre dovessimo partire da Milano e andare a Subiate Superiore ad abitare la nuova casa che il Signore ci dava.

Dovetti molto soffrire perché essendo Orsolina e dovendo dipendere da una Superiora che non sapeva cosa il buon Dio voleva da me, succedevano spesso delle male intelligenze: io non potevo dir tutto e passavo per finta e per poco sincera. E Voi, dolce Amor mio, mi sosteneste, e persino in sonno mi veniste a consolare.

E poi, Amor mio, la tua visita d’ogni giorno Sacramentato bastava a farmi tutto dimenticare. Ma prima d’incominciare l’opera dovevo fare un sacrificio.

Convivevo allora con una sorella maritata, ammalata, con tre piccoli bambini.

[158] Essa sentiva molto la mia partenza e, quando mi vedeva, piangeva. Mi diceva: “Dunque, mi abbandoni qui sola a Milano, lontana dai parenti, con tre piccoli bambini?”. Quelle parole erano ferite al mio cuore. E rispondevo: “Clara, è volontà di Dio”.

Era molto pia e diceva un Fiat con me. Povera Clara, essa stessa, così mal ferma in salute, si occupò di molte cose necessarie.

Un anno dopo preciso la mia partenza del nostro doloroso sacrificio, moriva della morte dei giusti, benedicendo i suoi quattro bambini. Così restava lì mio cognato con quattro poveri bambini, la maggiore dei quali aveva tre anni e mezzo e l’ultimo, otto giorni. La bambina di tre anni e mezzo, per obbedienza, la raccolsi io e la tenni con me. Questo fu una dolorosa prova per me. Pensare ai bambini stranieri e vedere abbandonati quelli della

[159] mia cara sorella in mano d’altri dei quali io ero anche madrina di Battesimo.

Sentivo un dovere di coscienza per loro. Ma Gesù mio, sempre buono, mi aiutò a superare anche questa prova e ad offrire ogni cosa a Lui. Affidai a Gesù SS. e alla cara Mamma quei cari bambini e li custodirono davvero.

14. LA MORTE DELLA MAMMA

[159] L’anno prima aveva reso la sua anima a Dio la cara mia Mamma, dopo cinque anni d’infermità, sopportata senza un lamento. E benché inferma, provvedeva ancora a tanti poveri nei loro bisogni e prima di morire ci raccomandò, insieme alla frequenza ai SS. Sacramenti, al rispetto ai Sacerdoti, l’unione fra noi, la carità ai poveri.

Ci benedì ancora e poi mi disse: “Questa è per quell’opera che vuole il Signore da te. Figlia sii umile, tieniti sempre all’ultimo posto, obbedisci ai tuoi Superiori e corrispondi alle grazie del buon Dio”.

[160] Aveva desiderato morire di venerdì; nella festa di Maria Ausiliatrice assistita dai suoi figli e presente un sacerdote (ne erano presenti tre), così fu.

Mancavo solo io perché non potevo lasciar solo il mio signore, ma più perché Gesù voleva da me questo sacrificio. Morì proprio come una santa. Non parlava mai del suo male, era sempre niente, eppure soffriva tanto, si era rotto un piede nell’andare a fare un atto di carità.

Fui avvisata per lettera della morte, ma io lo sapevo già, essendo venuto di notte proprio all’ora precisa che spirava a salutarmi, mi raccomandò ancora l’obbedienza al mio direttore per il quale ella aveva una specie di venerazione. Oh! i miei genitori quanto bene mi fecero! Siate ringraziato, o mio buon Gesù di tanto favore.

15. GLI ULTIMI PREPARATIVI

[160] Voi sempre buono ispiraste ai miei fratelli che prendessero a

[161] cuore l’opera. Essi pensarono a mettermi in ordine la casa e a prestarmi tutto l’occorrente che mi mancava per l’impianto. Sempre ebbero cura dei fondi, delle provvigioni grosse, e lo facevano con tanto cuore ed amore da far meravigliare molti. E per me fu un grande aiuto e una vera provvidenza.

Mio buon Gesù benediteli con i loro figli e siate ringraziato. Anche le mie sorelle mi prestarono molte cose e mi fecero mille servizi . Adattata la casa, si pensò al modo di venire a stabilirsi. Si decise che con una carrozza saremmo partite alle 11.00 da Milano. Venne il 22 settembre, ci alzammo facendo l’offerta di tutte noi stesse al Signore. Ci siamo recate nella Chiesina del Sacro Cuore di Gesù dei Rev. Padri Gesuiti.

Celebrò la S. Messa il nostro Rev. Padre Terzi, mio direttore, ci siamo comunicate, abbiamo rinnovato i SS. Voti e ci siamo offerte al Divin Cuore. Ci offrì al Cuore SS. di Gesù anche il nostro Rev. Padre.

[162] A Gesù pure abbiamo offerto parenti, roba, tempo, opere, tutto. In quel momento ho sentito tutto il peso del mio sacrificio, e non dissi altro: “Fiat, Gesù! sono tua, farò la tua S. Volontà”. Dopo la S. Messa ci benedì ancora, il nostro Padre era assai commosso. E poi dopo un momento di silenzio mi disse: “Laura, va in nome di Dio, te lo comando in nome Suo. Sii Madre”.

Che cosa andavo a fare? In quei giorni ero davvero al buio. Benché nei 10 giorni dei S. Esercizi che precedettero quell’atto avessi ricevuto molte grazie sul da farsi, ero al buio.

Tornammo dal Rev. Padre alle 10.00 ci benedì e ci disse: “Andate, figlie, in nome del Signore, dove egli vi vuole a fare giorno per giorno quanto Egli vorrà”.

16. LA PARTENZA DA MILANO

[162] Partimmo da Milano alla una, il nostro cuore sentì molto in quel momento la separazione. Però Gesù, sempre tenero ci aiutò, e dopo un momento di silenzio incominciammo a pregare.

[163] Avevamo portato con noi la Statua dell’Ecce Homo, della B.V. di Lourdes e di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù.

Il viaggio fu buono e tranquillo, meno la prima mezz’ora in cui mi stette svenuta la giovane di fresco guarita. Il dolore che provò nel lasciare la mamma vedova e sola a Milano ne fu la causa.

Gesù volle provare la mia fede… Sembrava proprio morta… Povera Bianca, quanta compassione mi faceva.

Infine rinvenne e ci consolammo tutte. Abbiamo ringraziato il Signore, pregato un po’ e poi abbiamo discorso un po’ anche dell’opera che si andava a incominciare per volontà di Dio.