Negli anni milanesi un piccolo gruppo di donne si era raccolto attorno a Laura: esse condividevano le sue speranze e la sua attesa. Tra loro vi era Bianca Piccaluga, inchiodata al suo letto.
Dieci anni erano trascorsi da quando un male improvviso l’aveva colpita alle gambe: dieci anni trascorsi chiusa in casa, con la sola assistenza della mamma, oramai anziana.
La prima volta che Laura andò a trovare Bianca, temeva in cuor suo di incontrare una donna triste, stanca, amareggiata dalla sua vita difficile. Invece, quando entrò nella piccola e linda cameretta dove si trovava il letto di Bianca, vide due luci risplendere nell’aria: una penetrava dalla finestra – ed erano i raggi del sole in quel pomeriggio luminoso di primavera – l’altra, ancora più intensa, usciva dal sorriso di Bianca.
Come accade spesso, Laura credeva di portare conforto ad una povera ammalata, invece fu Bianca a riempire il cuore di Laura di passione per la vita.
Le due giovani donne parlarono a lungo.
Laura scoprì che Bianca aveva conseguito il diploma di maestra ed era dotata di una mente pronta e sveglia. Non solo: dentro di sé aveva una riserva inesauribile d’amore, come un lago di montagna di cui non si vede il fondo; e desiderava donare il suo amore agli altri, voleva intensamente aiutare il prossimo, ma non sapeva proprio come fare… «Con queste mie povere gambe!».
Laura pensò molto a quell’incontro, tornò spesso a trovare Bianca e le due divennero amiche. Finché un giorno – e si era oramai nel luglio del 1880, quell’anno così importante per Laura e la sua congregazione – ella entrò come un vento nella camera di Bianca e le disse:
«Tu verrai con me! Il tuo aiuto sarà importante per organizzare le scuole di carità, che apriremo per le ragazze di campagna!».
«Oh, Laura. Sarebbe bellissimo. Ma cosa posso fare io, paralizzata come sono? Sarei solo un peso per voi…».
«No, non andrà così, lo sento. Dobbiamo pregare assieme, tu, io, le altre amiche, per la tua guarigione. Questa sarà il frutto dell’amore del Signore, e il segno che padre Ottone attende con ansia».
La discussione fra le due fu lunga, alla fine Bianca accettò di iniziare una lunga supplica, in compagnia di Laura e delle nuove amiche che si erano unite a loro:
«Faremo violenza al cielo», disse Laura, la quale sapeva bene che il Regno di Dio è di chi lo sa conquistare con la forza dell’amore.
Era il 10 luglio del 1880 quando il gruppo di amiche iniziò una preghiera al Sacro Cuore di Gesù, attraverso l’intercessione di Maria Immacolata, per ottenere in dono la guarigione di Bianca e il segno atteso da padre Ottone. Ogni giorno si radunavano a pregare, e anche quando erano da sole continuavano a invocare il Signore; ogni sera Bianca, aiutata dalla mamma, ungeva le sue gambe con l’olio di una lampada che ardeva davanti all’immagine del Sacro Cuore. Un gesto piccolo, da bambina, ma che conteneva una grande fede.
Quando stava per spuntare il settimo giorno dall’inizio della supplica, Bianca fece un sogno: le apparve la Madonna, in veste bianca, come veniva rappresentata nelle statue di Lourdes. Ella si chinò su di lei, la baciò sulla fronte e disse:
«Bianca, domani guarirai. Vai assieme alla tua amica Laura: diverrai religiosa nel nuovo istituto di mio Figlio. Cerca di aiutarla sempre e sforzati di diventare santa».
Al mattino un urlo scosse la casa: era la madre di Bianca che, entrata nella stanza, aveva trovato la figlia in piedi, accanto al letto, con le gambe tremanti per la debolezza, ma guarite dalla forza del Signore. Bianca rideva e piangeva nello stesso tempo; e quella mattina, per la prima volta dopo dieci anni, fu lei ad aiutare sua madre!