Ma le grandi intuizioni non bastano: Laura sapeva bene che la visione avuta in chiesa, durante quel momento di adorazione, doveva ora essere trasformata in azioni concrete. Aveva bisogno di regole per la famiglia che sarebbe nata e, ancora di più, aveva bisogno di uno stile di vita.
Per alcuni giorni tenne per sé ciò che Gesù eucarestia le aveva indicato; non ne parlò nemmeno al suo caro confessore, perché temeva di apparire presuntuosa agli occhi di padre Ottone: «Chi sei tu, per avere visioni simili?» si chiedeva.
Ma venne ancora una volta in suo aiuto il Signore, che fece udire dentro di lei quella voce profonda e dolce, come già le era accaduto da bambina: e venne di notte, nel silenzio della città addormentata, non più alla luce di cento lampade e candele, ma al chiarore di un piccolo lumino rosso. Perché il Signore non parla solo nella tempesta, ma anche- e soprattutto – nel vento che sussurra.
Dunque Laura, chiusa nella sua camera, prega in ginocchio. Dentro di lei c’è ancora l’eco della visione del 2 febbraio, ma vi sono anche i nuovi dubbi, le nuove domande nate nel suo cuore. Ad un tratto, con un gesto che tante volte ha compiuto, volge lo sguardo verso il lumino rosso che risplende nella chiesa di San Babila, proprio sotto la sua camera. Ed è in quell’istante che ode la voce interiore:
«Perché tanto ti affliggi? Perché cerchi lontano da me ciò che io solo posso e voglio darti? Mettiti a scrivere, ora».
Laura si inginocchia accanto al tavolino, afferra la penna e inizia a scrivere: la sua mano corre veloce, le idee si fanno chiare e precise nella testa e si rovesciano sulla carta in parole semplici e profonde:
«Noi saremo spose del Signore e faremo ciò che le spose e le madri fanno in casa: nelle parrocchie avremo cura dei figli più piccoli; insegneremo ai bambini il catechismo; aiuteremo le ragazze, così trascurate e deboli nella nostra società, a svolgere i lavori in casa; accoglieremo le giovani che lavorano nelle fabbriche e nelle botteghe, offriremo loro amicizia, una istruzione e spazi per divertirsi in modo sano e sereno; aiuteremo anche le donne di casa a crescere nella fede; ci dedicheremo alla cura degli arredi sacri nella chiesa; infine visiteremo e incoraggeremo gli infermi nelle loro famiglie».
C’è tutta la vita di Laura, tutte le sue esperienze ed i suoi incontri in queste parole: ma è stata necessaria la voce del Signore per dettarle in modo così chiaro!
Quando ella ha terminato di scrivere, è oramai notte fonda.
Laura si corica, ma non riesce a prendere sonno: ha visto la bellezza del Signore, ha udito la sua voce. Come potrebbe dormire?
Al suono dell’Ave Maria scende in chiesa e solo allora le sembra di riprendersi, e capisce davvero che cosa le sia accaduto.
In questa “bella notte” (così Laura chiamò sempre quel momento) ha scritto le parole che segneranno per sempre lo spirito della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù.