Terminata la prima istruzione elementare, Laura interruppe gli studi per aiutare nelle mille incombenze della sua famiglia numerosa. Tutto sembrava così avviarsi verso una vita normale e tranquilla, ma non erano questi i disegni che il Signore aveva su di lei, e che don Ercole era riuscito a scorgere.

Nell’estate del 1864, quando Laura aveva tredici anni, suo padre cadde gravemente ammalato e, dopo giorni di sofferenza, morì.

Laura non dimenticherà mai quei giorni pieni di angoscia, trascorsi accanto al grande letto bianco dei genitori, dove il papà bruciava per la febbre e respirava a fatica. Ma quel tempo, che scorreva lento e doloroso, fu segnato anche dal coraggio di sua madre, che non abbandonava mai il letto di Cesare, e dalla fede di suo padre stesso, che voleva accanto a sé Laura, che gli leggesse le preghiere.

Quando sentì che le ultime forze lo abbandonavano, Cesare volle abbracciare e benedire tutti i suoi figli; una benedizione particolare fu per Laura e poi, rivolto alla moglie, disse:

«Giovannina, vi raccomando in modo particolare questa figlia: sapete bene i disegni di Dio su di lei».

E così Laura, in un momento così importante per la sua vita, udì per la seconda volta quella frase, che incominciò a girarle nella testa: i disegni di Dio su di me… i disegni di Dio su di me…

Al ritorno dal funerale Laura provò un fortissimo dolore al petto ed ebbe per tre volte rigurgiti di sangue, che bagnò le bianche lenzuola del suo letto. La ragazza aveva sentito dentro di lei, nella sua carne, quella prima sofferenza che le aveva riservato la vita.

Per alcuni giorni rimase tra la vita e la morte. Restava adagiata nel suo letto bianco, pallida, quasi senza muoversi, sospesa tra il sonno e la veglia. Scorgeva a tratti, come in mezzo alla nebbia, il volto preoccupato di sua madre, il sorriso stanco di don Ercole, che le portò i Sacramenti. Ma dentro quella nube chiara, nella quale vagava la sua mente, Laura non si sentiva sola: le sembrava di sentire una presenza, una forza vicina che non la abbandonava.

Dopo alcuni giorni si risvegliò, come da un sonno dolce e profondo.

Laura capì che il Signore aveva protetto la sua vita, come un fiore prezioso, perché si consacrasse totalmente a Lui.

Ma le prove per la ragazza non erano ancora finite.

Un anno dopo la morte del padre e la grave malattia che l’aveva colpita – un anno trascorso negli studi, come alunna esterna presso il collegio delle Marcelline, a Vimercate – accadde un fatto che sembrò sconvolgere ogni suo progetto per il futuro.

Una sera di gennaio, all’inizio del 1866, la madre chiamò Laura in cucina, dove la attendeva anche don Ercole.

«Ascoltami, Laura, – disse il sacerdote – noi conosciamo il tuo desiderio profondo di diventare suora, però in questo momento sei chiamata ad un compito diverso. Conosci i signori Biffi, i benefattori della nostra parrocchia. Essi desiderano che una brava giovane del paese entri al loro servizio e li segua a Milano, dove svolgerà compiti delicati: sarà loro segretaria, dama di compagnia, amica; li assisterà nella loro vecchiaia. Ebbene, noi abbiamo pensato a te».

Mentre don Ercole parlava, la ragazza stava a capo chino: ascoltava quelle parole che sembravano spazzare via, come un vento violento, il suo sogno di vivere come sposa di Gesù, come suora. Si sentì mancare, impallidì. Ma subito si riprese, rialzò il capo:

«Lo volete voi, lo vuole il Signore. Allora lo voglio anch’io; – rispose con un filo di voce – Vi prego, datemi la vostra benedizione».

Laura rispose così per obbedienza, una virtù che aveva appreso sin da piccola. Ma non sapeva che a Milano la attendevano nuovi incontri, che avrebbero segnato la sua vita.