Non sono quelli che gridano a cambiare il mondo; non sono quelli che sgomitano e vogliono imporsi sugli altri a renderlo più bello e più giusto. Laura e le sue compagne lo sapevano bene e iniziarono la loro missione al servizio della comunità in modo semplice e discreto, partendo dalle piccole cose di tutti i giorni, e dalle grandi cose della domenica, il giorno del Signore.

Iniziarono ad aiutare durante le funzioni religiose; presero in consegna gli arredi sacri della chiesa, per conservarli, aggiustarli, tenerli puliti; spiegarono il catechismo alle ragazze, poi le raccolsero nell’oratorio festivo, per pregare, giocare e festeggiare insieme.

La loro presenza discreta e il loro aiuto si fece sentire anche nelle case dove c’erano persone inferme.

Nelle settimane successive affrontarono anche gli altri compiti che si erano prefissate: l’apertura di una scuola elementare a Sulbiate, poi di un asilo per i bambini più piccoli. Per ultima venne l’iniziativa che fu la più importante, nuova e fruttuosa per quell’epoca e quelle zone di campagna, dove le ragazze rimanevano spesso nell’ignoranza, senza alcun aiuto: Laura e le sue compagne, alla fine del mese di novembre, aprirono la scuola femminile di lavoro domestico, alla quale presto accorsero anche ragazze dai paesi vicini.

Ma questa non è una fiaba: solo nelle fiabe va tutto bene, e i personaggi vivono felici e contenti. Questa è una storia vera: e nelle storie vere gli inizi sono sempre difficili. Così la piccola comunità di Sulbiate dovette affrontare prove molto dure: la regola di vita che si erano date era impegnativa, segnata dai momenti di preghiera, ma anche piena di occupazioni e lavori che la gente e la loro missione richiedevano. La mensa era povera, Laura e le sue compagne mangiavano come i poveri contadini: durante il Natale di alcuni anni dopo la comunità ebbe ancora come pranzo un pugno di castagne bollite! Spesso le sorelle cadevano ammalate. Molte ragazze si erano rivolte a Laura per entrare nella comunità, ma non tutte riuscivano a sopportare e amare quella vita: alcune se ne andarono, e ogni addio era doloroso per il cuore di Laura.

Vi furono anche problemi legati ai soldi e ai contratti di proprietà della loro piccola casa, e poi incomprensioni con i superiori delle Orsoline: tutto questo fu un tormento per Laura, fino a metterla in crisi. Ma lei non fuggì: anzi, si rifugiò nella preghiera, dove trovò nuova forza per affrontare quelle prove.

 

Infine quel primo, lungo e duro inverno terminò.

Era la primavera del 1882, una mattina di sole, quando Laura uscì dalla chiesa parrocchiale di Brentana in compagnia di don Riva e si recò in un campo poco distante.

«Ecco – le disse don Riva quando furono arrivati – questo è il terreno dove sorgerà la vostra nuova casa!».

Laura era felice: oramai la comunità era cresciuta di numero, altre case erano state aperte nei paesi vicini; inoltre serviva nuovo spazio per l’oratorio, per la scuola, per gli ospiti. Attraverso l’amico sacerdote aveva trovato quel terreno, proprio vicino alla chiesa, per fondare quella che sarebbe diventata la casa madre della sua congregazione. E anche il cielo sembrava benedire la crescita della comunità, come svela una bellissima pagina scritta da madre Laura Baraggia nel suo diario spirituale:

«Quel campo, lasciato incolto, un giorno si trovò tutto fiorito di tante margherite di una bellezza straordinaria. Il terreno, veduto un po’ da lontano, sembrava coperto da uno strato di neve. Vennero molte persone a vedere una cosa così bella. Vi era una margherita di straordinaria grandezza, che aveva il gambo sotto una grossa pietra. Il mio buon Padre, don Ercole Riva, ridendo disse: “Vedi Laura, questa sarai tu, se corrisponderai alle grazie del Signore. Sei tu che sei sotto il peso della responsabilità della Congregazione. Cerca di divenire davvero una margherita cara al cuore di Gesù!”».

Di lì a poco sarebbe nata la Casa Madre di Brentana.

Poi la comunità si sarebbe staccata dalle Orsoline per diventare Famiglia del Sacro Cuore di Gesù. E così una storia straordinaria, fatta di tanti piccoli gesti ordinari, sarebbe iniziata dalla fede di una donna piccola, gracile e fortissima. Come una margherita.