Tre giorni capitolari a Casa Madre – dicembre 2022
28-29-30 dicembre
Casa Madre –Sulbiate
Il cammino che ci conduce verso il XXV Capitolo Generale prosegue con tre giorni nel luogo dove le radici della nostra Famiglia continuano a portare linfa, alimento alle singole sorelle e nelle comunità sparse nella Chiesa.
Le ventitré suore, chi in presenza e chi online dall’Africa, si ritrovano ad affinare lo sguardo per guardare al futuro partendo dalla propria storia e dal presente.
Diamo voce a questi tre giorni attraverso pochi input che cogliamo come importanti per noi…:
Discernere insieme in un tempo che cambia con P. Fallica Luca.
“Abbiate pazienza perché alle nostre molte domande non sempre il Signore risponde. Ma continuiamo a domandare, a ricercare qual è il nostro essere nell’oggi e nel domani.”
Attendiamo risposte alle nostre domande… ma come? Il verbo “attendere” possiede in italiano due significati: attendere qualcuno che viene, ma anche attendere ai compiti affidati, al servizio assegnato… quindi per conoscere il giorno del Signore, per attendere la sua risposta, occorre accogliere ogni giorno come opportunità in cui vivere con amore, con dedizione, con passione, con responsabilità i compiti che ci sono stati affidati. Si attende il Signore attendendo al proprio impegno.
Come agisce Dio nella storia? Con una politica della piccolezza… nella Bibbia abbiamo numerosi uomini e donne piccoli scelti da Dio per grandi annunci… e anche oggi il Signore continua a parlare attraverso il contesto sociale che stiamo vivendo senza che ce ne accorgiamo perché Egli agisce nelle piccole cose.
E noi come possiamo attraversare, superare la storia presente? Come attraversare la tempesta odierna… mettere a tacere le proprie paure come fa Gesù in Mc 4 nel racconto della tempesta sedata oppure dominare le proprie paure?
In Gv 6, dopo la narrazione della moltiplicazione dei pani, i discepoli si trovano soli… il Signore arriva, non fa tacere la tempesta ma conduce all’altra riva… a volte la tempesta non passa ma la barca la attraversa comunque.
O ancora, in At 27,15 dove la barca di Paolo fa naufragio, si distrugge, ma la vita dell’uomo rimane… la “struttura” va a pezzi ma le vite sono salve perché ancorate alla roccia di Cristo. La vita umana non va mai perduta, ma di qualcosa occorre alleggerirsi, occorre lasciare qualcosa perché non tutto va portato a riva… che cosa è necessario buttare a mare perché ci sia la salvezza? Vivere il passaggio, attraverso la tempesta dell’epoca che stiamo vivendo… ma cosa salvare? Cosa discernere accettando che qualcosa vada perduto?
Come parlare di discernimento in questo scenario? Ci viene in aiuto Barnaba e la comunità di Antiochia in At 11,27-30: si svolge il percorso di un discernimento partendo dal riconoscere la situazione, interpretarla, valutando il tutto per poi scegliere portando alla decisione… tutto avviene nella comunione… il vero discernimento tende a edificare la Chiesa. Questi sono i criteri per un discernimento comunitario… Dalle figure della Scrittura impariamo gli atteggiamenti che devono essere presenti nella comunità:
- APOSTOLI: tenere presente l’ortodossia della Chiesa, della storia delle nostre origini in Madre Laura.
- PROFEZIA: attualizzare nell’oggi la Parola di Dio cambiando lo sguardo per orientarlo alla novità Dio.
- EVANGELISTI: persone capaci di tener viva la Parola portando a scelte mature evangeliche.
- Pastori e MAESTRI: che sanno nutrire il gregge.
Possiamo concludere che il nostro essere religiose oggi ci porta ad aiutare a passare da un’idea di Dio onnipotente a un Dio fecondo: Dio è potente nella fecondità, sa portare vita anche là dove ha operato la morte.
Comunità: quale desiderio e quali sfide con sr Eliana Stucchi Madre generale.
Rileggiamo il nostro stile comunitario alla luce del brano di vangelo della Samaritana (Gv 4,5-15.25-26). La vita della donna rigenerata accanto a un pozzo, … il pozzo si offre come luogo, come occasione, come opportunità all’espressione e allo sviluppo del desiderio, di una sete che gradualmente svelerà il suo oggetto…
E se paragonassimo le nostre comunità a dei pozzi, come luoghi che possono generare acqua viva?
Perché costruire un pozzo? Per rispondere ad un bisogno, per rispondere alla domanda di sete che abbiamo. Il pozzo è un tunnel verso la vita, verso l’acqua buona, viva.
Per costruire il pozzo scaviamo la terra, che custodisce l’acqua .. è importante conoscerne la composizione… la nostra terra umana, quella con cui il Signore ci ha plasmati e che costituisce anche la terra delle nostre comunità. La cura nelle relazioni è la chiave per vivere le nostre comunità come luoghi che possono offrire acqua fresca.
Per costruire un pozzo bisogna scavare e facilmente si trovano pietre perché il terreno non è sempre uguale…
Quali sono le pietre che possiamo incontrare nel terreno delle nostre comunità?
La pietra dell’autosufficienza, dell’ autoadorazione, della svalutazione, del vittimismo, la pietra onnipotente, oppure del pettegolezzo, la pietra dell’isola di colei che basta a se stessa. La pietra dell’osservazione o dell’oro falso. Queste sono ostacoli nel lavoro per raggiungere lo scopo prefissato, lo rallentano, lo rendono difficoltoso. Sappiamo che tutte queste pietre sono presenti durante lo scavo per la costruzione del pozzo… ma lo scavo continua anche in mezzo al fango… perché prima di trovare l’acqua fresca e limpida essa si mischia con la terra…
E infine arriva il momento dello zampillo d’acqua … ed è nuova vita, nonostante la fatica… e questa nuova vita è da custodire, curare…
Il pozzo comunitario della nostra vita deve essere custodito con tutto ciò che può far risaltare la bellezza della vita comune, del camminare insieme e del discernere per scegliere il meglio…
La chiesa che verrà con don Armando Matteo.
La sua capacità di lettura del sociale di oggi ci ha stimolate a rileggere il nostro essere donne consacrate nel mondo, nella Chiesa, ma soprattutto ci ha stimolate a nuove domande.
Dov’è La Chiesa oggi? Dove è finita l’esperienza religiosa delle persone? Dove essere e dove stare in una società che si pone così davanti alla dimensione religiosa?
Don Armando ci ha ricordato ciò che Papa Francesco ci ha descritto molto bene nell’enciclica Evangelium Gaudium.
Ciò che non ci viene tolto è la gioia che vogliamo trasmettere nell’essere amate da Dio. Le persone che incontriamo sono l’occasione per dire che Dio ama l’uomo lì dove egli è.
Associazione Betania
E infine, nell’ ultimo giorno, abbiamo dato spazio a Gabriella appartenente all’Associazione Betania di Andria, che vive la nostra spiritualità nel laicato. Con noi ha riflettuto sulla nostra presenza di consacrate nel mondo, nella storia di oggi e nella Chiesa cercando di leggere i segni dei tempi.
Ci siamo ritrovate nella riflessione che Gabriella ci ha proposto, perché il Signore guida i nostri passi nelle strade della vita quotidiana e la vita ci offre occasioni per dire di Dio.
Il cammino continua, la formazione continua, lo stare insieme continua, lo studio continua, la rilettura del vissuto e delle esperienze continuano, affinché tutto ci porti a vivere il prossimo Capito Generale con la consapevolezza che i nostri passi sono accompagnati dalla presenza di Cristo, ma possono essere fatti se ognuna di noi mette a disposizione le proprie competenze e risorse perché la nostra Congregazione possa essere ancora oggi luogo dove giovani e non solo giovani possano riconoscere Dio.