Madre Laura rimase Superiora generale fino al termine della sua esistenza, sempre rieletta all’unanimità dei voti. Furono anni di semina, di costruzione, di raccolto.

Nuove postulanti, nuove vestizioni, nuove professioni, nuove case fecero sì che la Famiglia si allargasse e non avesse a soffrire delle morti delle suore e delle defezioni causate dalla debole salute o dalla mancanza di vocazione religiosa.

Erano gli anni in cui l’Italia, ormai unita sotto un solo regno ed un solo Governo, aveva occupato la Libia. Intanto venne a formarsi il  «triangolo industriale» fra Milano, Torino e Genova, città nelle quali si svilupparono le fabbriche siderurgiche, metalmeccaniche e cantieristiche.

Nel mondo della Chiesa si assistette alla diffusione  negli ambienti ecclesiastici del cosiddetto  Modernismo, un complesso e vario movimento culturale, con importanti implicazioni politiche, che esprimeva l’esigenza di rinnovare il cattolicesimo attraverso gli apporti del pensiero moderno ed un coinvolgimento diretto nei problemi posti dalle trasformazioni del mondo contemporaneo. Anche a Milano il Modernismo si fece fortemente sentire; attivo collaboratore del gruppo lombardo fu Antonio Fogazzaro.

Nel 1907 la Chiesa condannò il Modernismo, giudicato un indirizzo di pensiero contrario alla dottrina cattolica, con un decreto del Sant’Uffizio e con l’enciclica di Pio X, Pascendi Dominici Gregis; tre anni dopo venne imposto il giuramento antimodernista ai sacerdoti.

Nuovo vigore venne dato al mondo della scuola fin dalla fine del XIX secolo, una scuola che si stava diffondendo capillarmente su tutto il territorio nazionale, cercando così di porre sempre più rimedio all’analfabetismo e offrendo  la possibilità di unire gli Italiani sotto una sola lingua, contrastando così i dialettismi.

Il 28 giugno 1914  un nazionalista ebreo uccise l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero austroungarico. Fu l’evento che fece scoppiare la prima guerra mondiale. Il 24 maggio dell’anno successivo l’Italia entrò nel conflitto.

Proprio durante questa guerra moltissime suore della Famiglia del Sacro Cuore prestarono il loro servizio accanto alla gente nelle parrocchie esprimendo la loro carità. Il loro compito era quello di sostenere le famiglie, prendendosi soprattutto carico dei bambini, i quali altrimenti sarebbero stati soli nelle lunghe ore nelle quali le madri erano lontane da casa per lavorare i campi o nelle fabbriche.

Madre Laura dispose che gli asili infantili dovevano restare aperti il più possibile. Le suore soccorrevano molte famiglie disagiate delle campagne. Lo stesso principio valeva per le giovani impegnate nelle scuole di lavoro, dove Madre Laura le accoglieva e tutelava. Infatti molte di esse potevano trovarsi a rischio, non avendo i genitori in casa, perché le madri erano al lavoro ed i padri arruolati in guerra.

Nel 1915 diede inizio alla Compagnia delle “Figlie del Sacro Cuore”. Era un gruppo di giovani, che dovevano seguire un regolamento preciso ed erano legate spiritualmente alle suore della Famiglia del Sacro Cuore di cui erano il braccio secolare, svolgendo diverse attività nelle parrocchie, nelle fabbriche e nei laboratori. I membri della Compagnia non emettevano i voti religiosi, ma si impegnavano alla castità e ad una vita di preghiera e di sobrietà. L’idea è da collegarsi alla visione in San Babila del 2 febbraio 1879, in cui Laura, accanto alle suore che avrebbe fondato, vide «delle buone giovani che si adoperavano nelle opere con noi… Le vidi assistenti, maeste nei lavori, nelle fabbriche, fare commissioni per noi, ricevere ordini ed eseguirli. Voi, o Gesù, me le affidaste esse pure, e mi pareva dipendessero da me in tutto ed avessero parte al merito, agli aiuti spirituali stando anche nella propria famiglia»[1]. Molte delle giovani della Compagnia entrarono in seguito nella Famiglia del Sacro Cuore come religiose, oppure in altri Istituti.

Dal 1910 Madre Laura iniziò ad accusare disturbi cardiaci che la costrinsero a non allontanarsi dalla Casa Madre oppure a trascorrere lunghi periodi a letto. Risultano di fondamentale importanza, proprio riguardo a questo tempo, le lettere circolari che lei stilava per raggiungere tutte le sue figlie. Tali circolari venivano inviate all’inizio dell’anno, oppure nelle festività a lei più care: l’Immacolata, san Giuseppe, il Sacro Cuore… Una volta formulate e scritte sotto dettatura da qualche suora, la Madre aggiungeva di suo pugno un pensiero. In seguito la vicaria provvedeva a raggiungere le diverse case della  congregazione per leggerle ad alta voce alle suore.

Nelle lettere circolari, veri e propri testi formativi, troviamo tutto il cuore di Madre Laura: in esse non ci sono molte esortazioni di carattere concreto o indicazioni di comportamento, in quanto tali elementi erano riconducibili alla Regola della congregazione e al Vangelo. Erano questi, invece, i temi preferibilmente trattati dalla Madre: la fedeltà, l’amore a Gesù Cristo, a Maria e il servizio verso i poveri.

Ogni lettera si apriva con un preciso saluto e un preciso invito: «Gesù vi faccia sante!», lo stesso indirizzo che dava alla sua anima, come può ben dimostrare lo scritto del suo diario spirituale registrato nel 1900: «Quanto sono contenta, più che se possedessi tutti i tesori del mondo. Mi pesa non averti in casa con me, che anche di Te mi volesti priva. La mia casa sola è senza di Te Amor mio. Ma sei vicino, un muro solo mi divide da Te, ti posso tenere compagnia.

Oh! caro Gesù quanto sei buono sempre con me, come mi ami! Tu mi sostieni continuamente. Fa’ che corrisponda al Tuo Amore.»[2].

Negli scritti che Madre Laura ha lasciato, nelle lettere come nelle circolari, ella non perdeva mai l’occasione di insegnare ed indicare la strada maestra per diventare una vera suora della Famiglia del Sacro Cuore.

Per lei era meglio morire, piuttosto che non ubbidire: «Se vuoi riuscire una vera religiosa, devi essere docile, sottomessa ai tuoi superiori, umile e ubbidiente con tutte e sempre di un umore uguale. Avrai sempre la vera pace nel cuore se sarai caritatevole colle sorelle e se penserai sempre bene delle maniere in cui operano»[3].

L’umiltà era sempre da scegliere al posto della superbia: «Sii umile, abbi confidenza coi tuoi superiori, una grande devozione a Gesù sacramentato e la vita religiosa non ti sembrerà pesante come la credono molti, e se sarai obbediente e fervorosa, non troverai nessuna difficoltà, ma sarai felice e contenta di lavorare nella casa del Signore»[4].

Il superiore rappresentava la voce della volontà di Dio: «Non criticare mai i tuoi superiori, ma riconosci sempre in essi la persona di Dio che per mezzo loro ci manifesta la sua volontà»[5].

Invitava a rendere bene per male: «Non avete mai provato voi figliole qualche volta a rendere bene per male; io l’ho avuta questa fortuna e vi dico la verità che ho provato consolazioni non ordinarie; imparate anche voi a rendere sempre bene per male»[6].

«La religiosa deve sempre essere pronta a tre cose» secondo il pensiero di Madre Laura «Confessarsi, Comunicarsi e Morire»[7].

Considerava la vocazione religiosa una grazia immensa «e sappiate, figliole, quando penso di essere religiosa, cioè sposa di Gesù, anche le tribolazioni più gravi mi sembrano nulla»[8].

Di fronte all’amore per Gesù tutto crollava, tutto veniva meno. Non era necessario, secondo lei, sfogliare tanti libri per trovare preghiere belle da rivolgere al Signore, le preghiere più belle erano quelle che sgorgavano da ogni singolo cuore rivolto al suo Creatore.

Diceva: «… per me Gesù è tutto; quando i miei occhi hanno visto un’Ostia Consacrata non vi è più nulla che li può appagare. Le cose più magnifiche della natura mi sembrano nulla. Se tutto il mondo mi facesse applausi, oppure tutto il mondo mi disapprovasse, per me è come avere in mano un foglio di carta bianca, perché Gesù solo mi basta»[9].

Gesù ricambiava quest’amore intenso, divorante, fatto di fuoco vivo: «Voi figliole potete nascondermi quello che volete, ma sappiate che cinque minuti che sto davanti al SS. Sacramento, Gesù mi fa sapere tutto quello che voi fate nelle case filiali. Voi stesse lo dite, come ha fatto la madre a sapere questa cosa? Come faccio a saperlo? Davanti al S. Tabernacolo so tutto»[10].

Insegnava a mai operare per il mondo, ma solo per la gloria di Dio, anzi, si preoccupava quando le sue figlie riscuotevano successi: «Ah, povere figliole, dovete sperare ben poco di ricompensa dal Signore perché la mercede ve l’ha già data il mondo»[11].

Affermava che una religiosa che veramente ama Gesù la si riconosce quando entra in chiesa perché rivolge subito lo sguardo verso il Tabernacolo.

Sosteneva che la religiosa più felice è quella che sa rinnegare se stessa e quella che aveva vissuto al meglio gli anni del noviziato: «Io sarei contenta se quello che imparate nel noviziato e in Casa Madre lo si mettesse in pratica anche nelle Case Filiali, ma veramente come vi hanno fatto imparare e dire: “Così mi hanno insegnato in Noviziato […]”. Allora sì che non sarete di peso né ai superiori, né alle vostre sorelle; sarete sempre contente dove l’obbedienza vi mette. Ma se a quello che avete imparato in noviziato darete poca importanza, succederà il contrario, non vi troverete mai contente, la pace non troverà posto nel vostro cuore e allora succede che i superiori si lamentano e i dispiaceri di chi sono?»[12].

«Il Cuore di Gesù vi faccia sante» scriveva nella lettera circolare del 28 maggio 1909: «ma sante come egli vi desidera e in quel posto e in quell’ufficio che vi vuole. Gesù dolcissimo vi scelse per essere la Famiglia del suo SS. Cuore: facciamo quanto possiamo per corrispondere a tanto suo amore coll’addivenire vere religiose degne di essere membri di una Famiglia così santa». Sante sì, ma come vuole il Signore e ciò «l’otterremo mediante l’esatta osservanza della S. Regola e in modo particolare dell’obbedienza, del silenzio e della carità e compatimento vicendevole […]. Ancora vi ripeto e raccomando: trovate tutto nel Prigioniero d’Amore. Osservate la S. Regola. State unite alle vostre superiore. Amatevi, compatitevi fra voi, sempre. Così consolerete il Cuore dolcissimo di Gesù e vi farete sante davvero come ve lo augura nel benedirvi di cuore ad una ad una la vostra aff.ma madre Suor M. Laura»[13].

Nelle suore madre Laura cercava la santità, prima ancora che il servizio: essere disponibili e perseveranti nella scelta religiosa, nella fede, perché la carità è conseguenza di essa. Alle spose di Cristo richiedeva l’eroicità per essere degne di Lui:

«Carissime nel Signore» scriveva da Brentana il 1° dicembre 1920: «la cara e dolce Madre SS. Immacolata vi aiuti a farvi sante e vere religiose, secondo il Cuor di Gesù. Ella è la vera Fondatrice della nostra amata Congregazione, a Lei è sacra non solo la bella e S. Novena, ma il mese intero, anzi l’anno venturo è tutto sacro a questa cara e dolce Madre SS.

E noi, da figlie affezionate, faremo tutto il possibile per onorarla, imitarla e farla onorare da tutti, ragazze, bambini, madri, persone che ci avvicinano.

Che cosa faremo?…

Studieremo le sue virtù per imitarla in modo particolare nella sua Purità, Umiltà, Obbedienza, Carità, Purità di intenzione. Operare solo per Dio, unicamente per Dio, in tutte le nostre opere.

Oh! Figlie carissime, mentre il mondo tutto disconosce non solo, ma offende, disgusta Gesù dolcissimo, noi uniamoci colla dolce nostra madre in amarlo, onorarlo, ripararlo.

Vi benedice di cuore la vostra Aff. madre Suor M. Laura»[14].

Alle figlie chiedeva di essere sempre di buon umore, dolci, compiacenti, prudenti nel parlare; di trovare tutto ai piedi del Tabernacolo; di considerarsi sempre le ultime di tutti; di scusare sempre, di non difendersi; di salutare le consorelle con la formula «Sia lodato Gesù Cristo»; di stare sempre composte, ferme con le mani, con i piedi, diritte. «Nei giorni di festa fa’ solo il necessario e il tempo che ti avanza non impiegarlo nel fare i fiori o mettere in ordine una cosa o l’altra, no, no, leggi qualche buon libro, prepara la tua dottrina, la tua conferenza oppure va’ da Gesù»[15].

La Dottrina Cattolica, il Vangelo e la Regola erano i tre pilastri per essere vera e degna suora della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù.

E poi accorgimenti che paiono piccola cosa, ma che in realtà forgiano la personalità: «Non parlare mai sulla scala, nel corridoio, né lontana dalle sorelle, ma vicino e con voce bassa»[16].

Alle figlie chiedeva molto, perché le amava come vera Madre e desiderava il meglio per loro. Pretendeva moltissimo da esse, perché pretendeva da se stessa e aveva compreso da tempo che il pretendere da se stessi significa trovare la propria realizzazione in Dio.

 


[1] Diario Spirituale, pag. 94

[2] Ibidem, pag. 191

[3] Quadernetto che riporta appunti scritti dalle novizie sui Consigli e ricordi di Madre Laura Baraggia – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  II, 5/14

[4] Ibidem

[5] Ibidem

[6] Ibidem

[7] Ibidem

[8] Ibidem

[9] Ibidem

[10] Ibidem

[11] Ibidem

[12] Ibidem

[13] Lettera circolare di Madre Laura Baraggia alle Suore della Famiglia del S. Cuore, Brentana 28 maggio 1909 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  I, 2/57

[14] Lettera circolare di Madre Laura Baraggia alle Suore della Famiglia del S. Cuore, Brentana 1 dicembre 1920 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  I, 2/87

[15] Parole di Madre Laura Baraggia scritte da una sua novizia, senza data – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana,  II, 5/7

[16] Ibidem