Laura non era semplicemente una bimba buona come le sue coetanee, era molto di più. Veniva lodata pubblicamente, non dai genitori, che mai si vantavano dei propri figli, ma a scuola o dal parroco. Poiché imparò prestissimo a leggere, la sua maestra la poneva su di una sedia, di fronte a tutte le compagne per leggere e pregare «e questo fu un mio primo pericolo […] Ero troppo lodata e amata […] per quel po’ di vernice di virtù che avevo. Il mio confessore stesso era troppo buono con me e mi credeva più buona di quel che ero realmente, e mi proponeva come modello alle ragazze della mia età, le quali me lo riferivano, ed era un male per me»[1].
Più si avvicinava a Cristo e più sentiva la propria pochezza. Il suo confessore, don Ercole Riva, le disse che il Signore l’aveva colmata di grazie, l’amava e aveva disegni preziosi su di lei, desiderava essere a sua volta amato in modo speciale; inoltre le faceva presenti le sue imperfezioni e su di esse Laura lavorò a lungo. Aveva perciò «rimorsi fierissimi» e, allo stesso tempo, cresceva il profondo riconoscimento del suo «nulla» e della sua «miseria». Inquietudine e tensione spirituale perdurarono in lei fino alla vigilia della Cresima che ricevette il 6 ottobre 1861 nella parrocchia di Cornate d’Adda da monsignor Carlo Caccia Dominioni. Il sacramento la rese un po’ più forte e più coraggiosa, ma consapevole dei propri difetti che le procuravano un vuoto nel cuore e la stimolavano ad una ricerca continua di maggiore perfezione.
«In sostanza, nel non facile cammino per il quale Dio la conduceva attraverso la sofferenza causata dalla constatazione dell’amore di Dio per lei da una parte e dalla propria indegnità e miseria dall’altra, la Serva di Dio doveva arrivare al completo distacco… da se stessa, … dai suoi limiti, gettando tutto nella grazia e nell’azione misericordiosa di Dio»[2].
Battesimo, Cresima e Comunione (1851, 1861, 1862): i tre Sacramenti dell’iniziazione cristiana, che Laura ricevette con coscienza e intenso trasporto spirituale, la introdussero in un cammino di intensa esperienza e vita nello Spirito. La rigenerazione nel lavacro della Grazia e la confermazione della fede furono le tappe significative e propedeutiche alla partecipazione al banchetto Eucaristico e a quell’intimità di vita con Gesù in cui percepiva in modo sempre più lucido la gravità del peccato come offesa all’Amore di Cristo.
Nel periodo intercorso fra la Cresima e la prima Comunione, Laura visse un travaglio spirituale che le fece sentire tutto l’amore di Cristo per lei e, allo stesso tempo, percepire tutta la sua inconsistenza. Cercò di superare questo tormento imitando san Luigi Gonzaga – il suo «caro Luigino», come lo definiva -, compiendo preghiere, mortificazioni e promesse senza sottoporsi ancora alla guida di un padre spirituale, agendo, quindi, come le dettava il cuore.
Guarita senza l’intervento dei medici dalle conseguenze di una caduta in una cisterna, promise che per amore di Dio non avrebbe mai permesso ad alcuno di vedere e toccare il proprio corpo, pronta, dunque, a «morire nei più acerbi dolori»[3]. Proprio in questo periodo don Riva, cosciente dei progressi spirituali della giovane ma anche delle imprudenze a cui poteva andare incontro, le ordinò di redigere un «giornaletto spirituale» che scrisse fino all’età di 14 anni e che poi Laura decise di dare alle fiamme.
Furono anni di preparazione ai percorsi spirituali ai quali dovette poi accedere e fu allora che perse il timore di peccare di amor proprio: lo stesso Gesù le rivelò che era opera tutta sua. Rimase comunque lo scrupolo, un elemento che l’accompagnò per tutta l’esistenza: «il pensiero che mi angustiava era che non mi fossi spiegata bene col confessore e avessi alleggerite le mie colpe nel modo di manifestarle. Dubbio che mi dura tuttora e che il mio caro Gesù sempre mi lasciò»[4].
La fermezza e la determinazione caratterizzarono Laura, che cercò sempre la compagnia di persone serie e timorate di Dio, schivando tutte le altre. Si mortificava nel cibarsi e nel dormire, sottraendo ore di sonno al suo riposo. I suoi genitori la sostennero in questo cammino di santità.
La sera della vigilia della sua prima Comunione, la mamma la chiamò nella sua camera e le disse: «“O Laura, ricordati del gran Giorno che è per te domani. Sta qui, qui cenerai, qui reciterai le tue preghiere col papà e con me, farai un po’ di apparecchio alla S. Comunione con noi”.
Così feci, mi benedirono tutti e due e chiesi loro scusa, baciai la terra, mi sembravano tutti e due commossi, mi dissero di chieder a Gesù tante belle grazie ma più di tutte la grazia di essere tutta sua, di amar Lui solo come essi sempre pregarono e desideravano per me. A letto non ho potuto chiudere un occhio come nelle notti passate. Oh! Il dolce pensiero che Gesù doveva venire nel mio povero cuore mi toglieva i sonno e riempiva di gioia»[5].
La mattina, quando le campane della chiesa suonarono l’Ave Maria, Laura si alzò, si prostrò a terra e chiese perdono; in seguito recitò gli atti di Fede, Speranza, Carità, pentimento, amore e desiderio. La madre l’aiutò a vestirsi: le fece indossare un abito verde per indicare la speranza che Gesù le avrebbe fatto molte grazie e, mettendole il velo bianco, le disse di chiedere per prima cosa a Gesù che le conservasse la purezza per donare tutto il cuore a Lui.
E poi, finalmente, l’incontro. «Nell’entrare in chiesa appena vidi quella Porticina dorata mi sentii riempire di tanta gioia e consolazione che non potevo nascondere, una gioia che mi faceva sorridere. Temetti di mancare di rispetto. Inginocchiata, chinai il capo nelle mani, pregai Gesù di assistermi. Sentii in me qualcosa d’insolito. E come descrivere ciò che è passato da quel momento finché vi ebbi ricevuto nel mio povero cuore o Gesù? Voi solo lo sapete e a me è impossibile descrivere. Voi faceste tutto, io non vidi più nessuno, non conobbi più il posto dove ero. Non fui più capace di dire una sola parola. Aspettavo Voi, dolce Amore mio. Ecco tutto»[6]. E fu veramente Comunione, in tutto e per tutto. Quando la piccola Laura ricevette l’Eucaristia si sentì perduta in Gesù. «Che fu dopo? Ditelo voi, Angelo mio che mi steste sempre vicino. Mi sentii impossessata, perduta in Voi, Gesù mio, una cosa sola con Voi in un modo sì chiaro e sublime che nemmeno un angelo saprebbe descriverlo… Incominciò allora quella Santa comunicazione, conoscenza, amicizia con Gesù Sacramentato, che fu sempre la vita della mia vita e che dura tuttora»[7].
Da allora divenne una persona nuova; tutte le cose del mondo le apparvero vane, inutili, piccole e insignificanti. Non visse quel momento sacro semplicemente con sentimento profondo, ma fu proprio allora che delineò per sé una precisa scelta di vita: consacrarsi a Gesù per sempre: «Voi mi ispiraste quel S. pensiero di consacrarmi tutta a Voi, per vivere per voi e amare Voi solo»[8]. Rinnovò il voto di verginità[9] che già aveva fatto qualche anno prima, promettendo di vivere con maggior penitenza. «Mi sembrava di essere divenuta di cera e che Gesù amabilissimo mi potesse conciare come voleva Lui… Amabile mio bene quante e Sante impressioni faceste in me quel S. giorno. Ritornata in famiglia, la mia mamma mi baciò in fronte (cosa che ella non faceva mai), mi disse che lo faceva perché ero tutta di Gesù»[10].
Dopo qualche giorno Laura si accostò nuovamente all’Eucaristia e rinnovò a Gesù la promessa di cercare «il suo gusto in ogni cosa»; mentre nella terza Comunione iniziò a desiderare di spendere la vita nella preghiera e nel fare il bene alle coetanee. Fu proprio allora che Gesù le rivelò i Suoi disegni su di lei.
[1] Ibidem, pagg. 13.18
[2] Positio, op. cit., pag. 43
[3] Diario Spirituale, pag. 22
[4] Ibidem, pag. 28
[5] Ibidem, pag. 29
[6] Ibidem, pagg. 29-30
[7] Ibidem, pag. 30
[8] Per tuo solo amore vivrò – Esercizi Spirituali del 1872, pag. 17
[9] Non si tratta di un voto nel senso stretto della parola: Laura non avrebbe potuto emetterlo né a 7 anni né allora, non avendo la maturità sufficiente per farlo ed il consenso espresso del confessore. È piuttosto una promessa; il voto vero e proprio lo emise nel 1867, dopo un’adeguata preparazione
[10] Diario Spirituale, pagg. 30-31