Le cose che più stavano a cuore a Madre Laura erano: il Tabernacolo, il crocifisso, il rosario, le devozioni al Sacro Cuore, alla Madonna ed a S. Giuseppe. Il 23 di ogni mese invitava sempre a fare la Comunione in onore di san Giuseppe e ciò in particolare per ottenere la perseveranza nella vocazione.
Metteva a disposizione delle sue suore la propria esistenza e ciò che sperimentava; per esempio, esortava a «tremare» sempre per la vocazione, perché non si è sicuri di se stessi «ed io tremo ancora dopo quarant’anni di religione», perciò «pregate, pregate e siate sempre fedeli a quanto avete promesso a Gesù»[1].
Si accostava e faceva accostare al Sacramento della Confessione come se fosse l’ultima volta. Il giorno prima si pregava laVia Crucis. Con molta devozione invitava alla Santa Comunione, dopo la quale recitava e suggeriva di recitare una preghiera da lei stessa composta: «Eterno Padre, io non ho nulla da offrirvi che sia degno di Voi, ma vi offro il Dostro Divin Figlio coi meriti infiniti della Sua Passione e Morte, affinché per riguardo Suo, mi concediate le grazie che vi domando, ora che lo stringo al mio cuore». Non dimenticava mai di chiedere a Gesù in ogni S. Comunione la grazia di perseverare nella vocazione. Perseveranza che l’accompagnò fino alla fine dei giorni.
Dal 1910, come sappiamo, Madre Laura iniziò ad accusare uno scompenso cardiaco che andò peggiorando di anno in anno. La questione dell’«Osservatore Cattolico» ed il conseguente ‘ grave dissesto finanziario anno in anno. dissesto finanziario .
che colpì duramente la congregazione da lei fondata, avevano provocato un duro tracollo alla sua salute.
Fu costretta a diminuire le attività e ridurre gli spostamenti nelle diverse case della Famiglia del Sacro Cuore, soprattutto a partire dal 1918, e al suo posto inviava la Vicaria, suor M. Adelaide Garghentino. Continuò comunque a seguire attentamente la vita della Famiglia e l’approvazione definitiva delle Costituzioni, che giunse da Roma il 27 aprile 1923.
Nell’ottobre di quello stesso anno la situazione precipitò. Quasi presagendo che non si sarebbe più alzata dal letto, Madre Laura si recò dalle novizie della Casa Madre e si rivolse loro con queste ultime raccomandazioni: «Ricordatevi, o figliole, che non potrete mai essere vere religiose senza lo spirito di obbedienza. Se alcuna di voi non è disposta a rinnegare se stessa e a fare il sacrificio della propria volontà, torni pure a casa, perché rimanendo sarà sempre solo una figliola vestita di nero»[2].
Il 18 ottobre si mise a letto e da allora le sue condizioni andarono peggiorando drasticamente. Iniziò un pellegrinaggio continuo a Brentana di suore, sacerdoti ed autorità, sia religiose sia civili: tutti volevano salutarla ancora una volta. La situazione si aggravò il 12 dicembre e dalla Cronistoria dell’Istituto possiamo seguire punto per punto i suoi ultimi giorni, intrisi di preghiera, di parole affettuose alle figlie e di concisi insegnamenti: «Trovate tutto nel tabernacolo, osservate la regola, amatevi molto, compatitevi a vicenda, fatevi sante. Un bel paradiso paga tutto»[3].
A chi le domandava se avesse bisogno di qualcosa, rispondeva di aver bisogno di Gesù e l’Eucaristia veniva a confortarla.
Il 17 dicembre ricevette da don Pietro Mandelli l’estrema unzione. Poi, rimasta sola con la suora infermiera, Madre Laura, come registra la Cronistoria «strinse le mani di lei nelle Sue e con ardore di santa disse queste parole: “Ti lascio due ricordi: fa’ di non dimenticarli mai. Il tuo cuore sia tutto di Gesù, sempre di Gesù. Nasconditi sempre nel Cuore dolcissimo di Gesù”» e poi: «Domani sarà un giorno grande per me. Ti raccomando grande prudenza,… di non far smorfie; eseguirai bene ciò che ti ho detto”. “Perché – disse l’infermiera – sarà un giorno grande?” “Lo vedrai” rispose la pia Madre. Sebbene fosse sempre presente a sé, non poteva più tenere un discorso prolungato perché le mancavano le forze. Le sue frasi interrotte erano però sempre spirituali»[4].
Dopo una vita trascorsa nell’Amore di Cristo, nel totale abbandono a Dio, al completo servizio degli altri, nel trasporto materno verso le Suore della Famiglia del Sacro Cuore, Madre Laura, che aveva sempre e solo pensato, detto, scritto «Dio solo», era ora pronta ad ammainare le vele, a scioglierle, come aveva detto e fatto san Paolo (cfr. Tim 2,4) per l’incontro con Dio.
Fece la sua ultima Comunione il 18 dicembre e al parroco che la interrogò sul come si sentisse, lei rispose: «Come vuole il Signore; dieci minuti con Gesù pagano di tutto»[5]. Poi la Madre maestra delle novizie domandò la benedizione della fondatrice su tutte le religiose e lei, con gioia disse: «Benedico tutte ad una ad una; offro la mia vita per la gloria di Dio, per il bene dell’Istituto, per la santificazione di tutte le mie figlie»[6]. Si può dire che rimase cosciente fino al termine, recitando preghiere e rinnovando i voti. Spirò alle ore 17,00.
L’annuncio della morte di Madre Laura corse per tutta la Casa Madre, per tutta Brentana. Tutto il 20 dicembre fu un continuo arrivare di ragazze, donne e uomini pronti a salutarla e il funerale del 21 fu un vero e proprio trionfo, con la presenza di una folla immensa.
«Sono 44 anni che Suor Maria Laura Baraggia esercita una vera e propria maternità nella gioventù» disse don Arturo Stucchi, parroco di Besana Brianza al rito funebre presieduto da monsignor Alessandro De Giorgi, già superiore dell’Istituto della Famiglia del Sacro Cuore, «e però tutta la presente generazione si sente un po’ figlia spirituale di Lei; ed era chiamata la Madre: Madre non soltanto delle sue figlie; ma la Madre per antonomasia. Ed è con questo sentimento dirò figliale, che a nome dei miei compagni d’infanzia, che primi ci raccogliemmo vispi ed irrequieti pulcini intorno a questa chioccia amorevole e sapiente: a nome di tutta la parrocchia, che l’ebbe sua, ch’io rivolgo un memore, affettuoso pensiero alla sua memoria, un commosso, riverente saluto alla sua bara»[7]. In quell’elogio funebre sottolineò la grandezza di Madre Laura nell’abbandonare il mondo al quale apparteneva, nell’impiegare al meglio le ricche fortune che rimasero nelle sue mani, patrimonio che si disciolse allorquando decise di aiutare l’impresa di don Davide Albertario: «… un’ora grigia doveva passare sulla economia domestica della congregazione, perché essa continuasse con mezzi che non eran quelli coi quali aveva incominciato. E chi non ricorda in quei giorni la mirabile rassegnazione, anzi la perfetta letizia francescana di questa donna, e la sua illimitata fiducia nella Provvidenza? Eppure il dissesto non scosse un’anima sola delle sue figlie, né diminuì di un punto lo spirito e la disciplina dell’Istituto»[8].
La salma di Madre Laura trovò riposo nel cimitero di Brentana, accanto a quella del fratello Francesco, nel loculo che il figlio di quest’ultimo, don Mario, aveva acquistato.
La fama di santità prese a correre di via in via e già nel 1828 fu pubblicata la prima biografia, scritta da padre Giustino Borgonovo.
Nel 1930, in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione della Congregazione, venne eretta una cappella nel cimitero di Sulbiate per le suore della Famiglia del Sacro Cuore. Il 18 ottobre 1930 la salma di Madre Baraggia fu esumata insieme a quelle delle prime sorelle defunte per essere tutte traslate nella nuova cappella. Le spoglie di Madre Laura erano intatte, di colore scuro.
Proprio in quell’anno venne fatta richiesta da monsignor Spirito Maria Chiappetta di aprire delle case della Famiglia del Sacro Cuore nel Sud d’Italia. E ancora nel 1930 giunse in visita il beato Ildefonso Schuster alla Casa Madre di Brentana il 28 settembre. Così raccomandò le suore: «Conservate lo spirito della vostra Fondatrice. Ella, come si legge nella sua biografia, aveva lo spirito di sacrificio, di umiltà, di vita interiore; il venir meno a questo spirito equivarrebbe a decadere»[9].
Il 15 luglio 1935 avvenne il miracolo di suor Adelaide Comotti, epilettica grave, inferma con diverse piaghe da decubito. Nella notte fra il 14 ed il 15, infatti, la malata, colpita sempre più frequentemente da forti crisi, sognò Madre Laura, che le si rivolse con queste parole: «Io ti ho ottenuta la grazia materiale, ma ti raccomando di corrispondere sempre più alle grazie del Signore»[10]. Da allora in poi presero ad arrivare alla Casa Madre notizie di grazie ricevute per sua intercessione.
Nel 1955 la Madre generale Colomba Brambilla invitò padre Giustino Borgonovo ad assumere l’incarico di postulatore della causa di beatificazione, ma questi declinò l’invito a causa dell’avanzata età e dei problemi di salute. Si dovette attendere fino al 10 giugno 1992 per aprire l’inchiesta informativa diocesana sulla vita, le virtù ed i fatti straordinari della Serva di Dio. Essa fu chiusa il 5 luglio 1993 nella parrocchia di Brentana. Gli atti processuali furono trasmessi a Roma e affidati allo studio degli esperti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel 1955, in occasione del settancinquesimo anniversario della fondazione dell’Istituto, l’urna con i resti di Madre Laura venne traslata nella cappella della Casa Madre, e posta in un modesto sepolcro di marmo a lato dell’altare centrale. «Ora è sempre con noi, guida, monito, aiuto nel faticoso cammino della perfezione»[11], scrisse nella Cronistoria della congregazione una suora e ancora oggi le figlie di Madre Laura, con coraggio e determinazione perseguono quell’ideale che è proprio di chi ha compreso il senso dell’esistere.
[1] Quadernetto che riporta appunti scritti dalle novizie sui Consigli e ricordi di Madre Laura Baraggia – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, II, 5/14
[2] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001, pag. 320
[3] Ibidem, pag. 321
[4] Ibidem, pag. 322
[5] Ibidem
[6] Ibidem
[7] Parole del Sacerdote Don Arturo Stucchi Preposto Parroco di Besana Brianza, nel giorno dei funerali, 21 dicembre 1923 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, II, 2/1
[8] Ibidem
[9] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001, pag. 406
[10] Effemeridi di Congregazione dal 1911 al 1948, pag. 265 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, IV, 4/2
[11] Effemeridi di Congregazione dal 1949 al 1965, pag. 121 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, IV, 4/3