«Ricordatevi che il nome di Maria» disse Madre Laura alle sue figlie, recando loro la gioiosa notizia del nuovo titolo concesso loro dall’Arcivescovo di Milano «importa degli obblighi assai importanti, specialmente quello di consolare il cuore di Gesù coll’imitare Maria praticandone le virtù da Lei esercitate in grado sublime, specialmente la dolcezza, l’umiltà, la carità. Inoltre che una sposa del Cuore di Gesù, quando si tratta di fare gli interessi dello Sposo, deve sopportare qualunque sacrificio ed umiliazione»[1].
Molteplici erano le mansioni ed i servizi svolti dalle suore della Famiglia del Sacro Cuore. L’aiuto che prestavano ai parroci era prezioso, soprattutto a quelli dei paesi più piccoli, dove i preti erano soli.
Il 19 febbraio 1910 vennero approvate le Costituzioni della congregazione da parte della Santa Sede Apostolica. Esse non erano granché diverse dalle Addizioni del 1883 e dalle Costituzioni compilate nel 1893 se non per la struttura ed alcuni punti suggeriti dalle autorità romane preposte per l’approvazione.
Si giunse a questa approvazione ed alla sua festosa accoglienza attraverso le lettere commendatizie indirizzate al Papa Pio X da parte di diversi Vescovi che conobbero la nascente congregazione. In particolare l’Arcivescovo di quel tempo a Milano, il beato Carlo Andrea Ferrari, scrisse il 27 aprile 1908 un documento illuminante che rivelava quanta stima egli avesse per l’operato di Madre Laura Baraggia e delle sue figlie:
«Beatissimo Padre,
sono lieto oltremodo di poter attestare a Vostra Santità che l’Istituto delle Suore della Famiglia del S. Cuore di Gesù, fondato in questa arcidiocesi di Milano, l’anno 1880, risponde agli scopi di sua fondazione. Le opere a cui attende la Congregazione sono: le scuole di lavoro per le fanciulle del popolo, gli asili di infanzia, gli oratori femminili, l’assistenza alla gioventù quando si accosta ai SS. Sacramenti, la cura delle madri cristiane, le scuole della Dottrina Cristiana, l’intervento a tutte le funzioni di parrocchia e la cura dei sacri arredi. Per quanto è a mia conoscenza la Congregazione, nelle 13 case che tiene in diocesi, risponde al santo e nobile scopo che fino dal principio si era prefisso.
Anche lo spirito della Congregazione è buono e la regolare osservanza fiorisce in modo consolante, onde può bene argomentarsi della conservazione non solo, ma anche del maggior sviluppo che l’opera potrà prendere in seguito nelle parrocchie di campagna a cui si consacra in modo speciale.
Per questo nulla è più desiderabile che detto istituto possa conseguire la implorata approvazione della S. Sede Apostolica che è sempre pegno sicuro delle celesti benedizioni.
A tale scopo umilio alla Santità Vostra queste commendatizie attestazioni chiestemi dalla Rev.da Madre Generale e, prostrato ai vostri SS. Piedi, devotamente li bacio, implorando l’Apostolica Benedizione»[2].
Anche altri vescovi si unirono al coro delle lettere commendatizie: monsignor Francesco Riboldi, vescovo di Pavia, e monsignor Giovanni Cassani, vescovo di Cesena.
Da sempre Madre Laura diede molta importanza alla Regola, basti ricordare che già in casa Biffi aveva sentito l’esigenza fortissima di seguirne una per essere maggiormente aderente ad una vita votata a Dio. Quando padre Ottone gliela accordò, sul modello di quella delle Orsoline di Famiglia, Laura ne fu felice e ad essa si attenne con la massima fedeltà: per lei si trattava di seguire la Volontà di Dio. Lo stesso amore per la Regola lo trasmise alle sue suore, alle quali raccomandava un’osservanza attenta ed incondizionata. Dichiarava che le Costituzioni erano state mandate direttamente da Gesù, anzi erano sue «e voi ricevetele come il passaporto alla Patria Celeste»[3], scrisse alle suore da Brentana il 3 giugno 1910. Invitava ad osservarle rigorosamente, anche nelle cose piccole: «Ricordatevi che sarete giudicate non secondo la quantità delle opere fatte, ma secondo le opere fatte come prescrivono le Costituzioni». Di più, Madre Laura assicurava: le suore che le considerano preziose e le osservano esattamente «persevereranno nella vocazione, e non solo si salveranno, ma si faranno anche sante. Invece temo e tremo di quelle che ne fanno poco conto e le trasgrediscono con facilità. Non lasciatevi ingannare dalla scusa di fare un miglior bene, e di fare opere più meritorie. Queste sono astuzie del nemico per ingannarvi. Il miglior bene, il bene e le opere più meritorie sono di fare la Divina Volontà, e la Divina Volontà per noi sta nelle Costituzioni con tutta sicurezza, perché in esse vi è tutto ciò che Gesù dolcissimo vuole da noi e come lo vuole». Era convinta che la Regola conduce alla santità se viene osservata scrupolosamente, infatti dichiarava: «Tutti i Santi si sono modellati sulle loro Regole»[4].
Dalla lettera firmata da Madre Laura, risalente al 23 marzo 1909, e inviata a papa Pio X, sempre in riferimento alla richiesta di approvazione delle Costituzioni, veniamo a sapere che le suore in quel tempo erano 62 professe con voti perpetui, 18 con voti temporanei, 5 novizie, 3 probande. Le religiose erano divise in quattordici case: 13 nella diocesi di Milano ed una nella diocesi di Pavia.
La scelta dell’apertura delle case era diretta alle parrocchie di campagna, per potersi dedicare alla popolazione con asili infantili, oratori, scuole di lavoro, catechismo. Ogni comunità doveva essere formata da un numero limitato di suore, da un minimo di tre ad un massimo di sette e questo perché doveva essere mantenuto un rapporto strettissimo con la Casa Madre di Brentana, dove le religiose erano tenute a recarsi periodicamente per gli Esercizi Spirituali, la rinnovazione dei voti, le ricorrenze di congregazione.
Ogni fondazione venne aperta su esplicita richiesta dei parroci, i quali provvedevano, anche attraverso i benefattori, a sistemare l’abitazione e a procurare il sostentamento alle suore. Il servizio delle figlie di Madre Laura fra la popolazione era completamente gratuito.
Questa la formidabile fioritura delle presenze della Famiglia del Sacro Cuore nelle parrocchie:
Sartirana, dedicata a San Giuseppe, aperta il 15 novembre 1884);
Paderno d’Adda, dedicata alla Maria SS. Immacolata, aperta il 17 ottobre 1887 (poi chiusa il 19 novembre 1904 e riaperta nel novembre 1916);
Oggiono, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, aperta il 17 novembre 1888;
Colnago, dedicata a San Luigi Gonzaga, aperta il 10 gennaio 1889;
Albuzzano (diocesi di Pavia), dedicata al Sacro Cuore di Gesù, aperta il 19 dicembre 1889 (chiusa nell’agosto 1926);
Pozzuolo Martesana, dedicata a Maria Vergine Addolorata, aperta il 23 gennaio 1890;
Milano San Celso, dedicata alla Madonna, aperta il 13 ottobre 1890 (chiusa nel 1898);
Arcore, dedicata all’Immacolata e a San Giuseppe, aperta il 30 maggio 1891;
Saronno, dedicata alla Sacra Famiglia, aperta il 28 gennaio 1892;
Costa Masnaga, dedicata a San Carlo Borromeo, aperta il 15 settembre 1892;
Milano Santa Maria al Naviglio, dedicata agli Angeli Custodi, aperta il 24 ottobre 1892 (chiusa il 1° agosto 1894);
Trezzo d’Adda, dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore, aperta il 31 maggio 1893;
Brugora-Arcellasco, dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore, aperta il 30 agosto 1894;
Aicurzio, dedicata al Santo Crocifisso e a San Giuseppe, aperta il 19 maggio 1895;
Vaprio d’Adda, dedicata alla Sacra Famiglia, aperta l’11 febbraio 1896;
Milano Santa Francesca Romana, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, aperta il 9 novembre 1898 (chiusa nel settembre 1902);
Brivio, dedicata alla Madonna Addolorata, aperta il 31 ottobre 1901;
Sulbiate Superiore, prima casa della Congregazione, venne riaperta il 25 settembre 1912 e dedicata al Santissimo Sacramento e a San Luigi.
Molteplici le attività nelle diverse case: cura degli arredi sacri, preparazione delle ostie, visita agli infermi, catechesi per bambini, ragazzi, donne. Le suore assistevano a tutte le funzioni parrocchiali con lo scopo di dare l’esempio alle ragazze e alle donne; collaboravano con il parroco per educare i bambini ed i ragazzi alla fede e al clima di preghiera durante la catechesi e le celebrazioni. E poi l’impegno nella scuola di lavoro per le giovani e l’insegnamento sia nell’asilo sia in ambito scolastico, attività che dava loro da vivere, oltre agli aiuti che ricevevano da alcuni benefattori.
La congregazione si era accresciuta e sviluppata. Andava protetta e sorretta, alimentata attraverso continue motivazioni spirituali e l’obbedienza alla Regola, di cui Madre Laura poté consegnare alle figlie una copia stampata il 29 agosto 1910. Avvenne durante gli Esercizi Spirituali tenuti in Casa Madre, dove erano convenute la maggior parte delle religiose. Proprio in quell’occasione, terminate le preghiere della sera, Madre Laura ribadì che osservare la Regola significava fare ciò che Gesù desiderava, considerando Lui stesso il Fondatore, Maria SS. Immacolata la Madre e san Giuseppe il Custode.[5]
La Regola era per Laura il mezzo principale per perfezionarsi, la scala per giungere al miglioramento costante e perpetuo di sé, la via maestra per essere virtuosi nello spirito e nell’azione.
Non si stancava di raccomandare l’osservanza della carità e del silenzio. Lo diceva, lo ripeteva con insistenza: «Fate bene ed esattamente le pratiche prescritte dalla S. Regola, in modo particolare il silenzio e la carità vicendevole…»[6]. «Direte che sono sempre le stesse cose. È vero, ma che volete, care figlie, sono convinta che coll’osservanza di queste, le nostre case saranno anticamere del Paradiso e noi vere e sante religiose, di vera consolazione al Cuore dolcissimo di Gesù e di grande edificazione per il prossimo…»[7].
Nella prima Regola Madre Laura aveva riportato tutti gli elementi caratteristici della famiglia religiosa, così come il Signore le aveva rivelato nella visione del 2 febbraio 1879 e nella “bella notte”[8]: «Ora degnatevi compire l’opera tutta Vostra e dare a me e alle mie care figlie, grazia e aiuto per ben osservarle. Non ci abbandonate, ma illuminateci, soccorreteci, custoditeci come cosa tutta Vostra. La nostra confidenza è tutta in Voi, o dolce Sposo Gesù e tenera Madre, o caro Padre S. Giuseppe, e stiamo sicure di non essere confuse»[9].
Laura, come vera madre, per prima andava a visitare e preparare le case che avrebbero accolto le suore nei diversi paesi. Era lei ad interessarsi che i rapporti fra parroci e suore fossero equamente stabiliti. Era lei ad accompagnarle, a stare con loro fino a quando la comunità era avviata ed era ancora lei a mantenere vivo il legame affettivo e profondo che la univa alle figlie.
Voleva dilatare i confini della propria congregazione per diffondere l’annuncio del Regno di Dio, ma nello stesso tempo soffriva per il distacco quando doveva lasciare le amate figlie in una nuova parrocchia. Così pregò la Madonna nel 1887, nel momento in cui la congregazione stava vivendo l’esperienza dell’espansione e cioè quando e si andavano aprendo case su case:
«Mi costa Madre SS. estendere la Congregazione, Voi lo sapete. Le mie figlie sono ancora acerbe e giovani, ma se Gesù e Voi lo volete, lo voglio anch’io»[10].
E ancora scriveva nel 1890: «Tre fondazioni quest’anno volesti […]. Le croci, le pene, le difficoltà che accompagnarono queste fondazioni furono moltissime, ma Tu Gesù mi sostenesti…»[11].
Le costava davvero molto non tenere sotto la sua ala, cioè nella casa Madre, le sue suore: «Gesù caro, fa’ che le mie figlie in quel grosso paese ti facciano amare e ti guadagnino anime. Assistile, Gesù caro. Vedi quanto soffro ogni volta che lascio in una casa nuova le mie figlie… Lo faccio solo per tuo amore, per fare la Tua S. Volontà»[12].
Era un sacrificio immenso per lei staccarsi dalle suore, ma le lacrime erano previste e donate tutte allo Sposo: «Sanità, persone care, mezzi, corpo, vita, tutto, tutto sacrifico alla carità. Quando si tratterà del bene del mio prossimo, in modo particolare spirituale, non guarderò né a sacrifici, né ad umiliazioni, né a dolori, né a croci… Sempre e in tutto appoggiata alla Tua S. grazia. Aiutami ad esserti fedele […] Sì, Gesù mio, soffrirò qualunque umiliazione, ma farò in modo che si conosca il vero fine, il vero nome di questa Congregazione […]. Sì, Amor mio, sarà di due ordini, Spose e Figlie del Tuo Cuore, o dolcissimo Gesù e sarà davvero coll’aiuto Tuo, la Famiglia del Tuo Cuore SS.. Aiutami, assistimi, che con Te nulla temo. È dolce l’operar e il soffrir per Te»[13].
Il sentire materno, caratteristica fondamentale di Madre Laura, si evince dalle circolari, dalle lettere, dalle testimonianze e dai rapporti che ella continuava ad avere con i suoi familiari, in particolare con l’amatissimo fratello Francesco, che sempre la seguì nella sua missione, condividendone l’operato e diventando suo valido collaboratore. L’intesa straordinaria tra il fratello, andato a vivere a Melegnano presso il figlio sacerdote don Mario, e la sorella era ben nota a tutta la Famiglia del Sacro Cuore, come testimonia questa missiva di Madre Laura a Francesco Baraggia, datata 29 settembre 1912:
«Carissimo Francesco,
aggradisci i miei sinceri auguri e quelli delle mie suore, auguri che pure sentiremo al Cuore dolcissimo di Gesù nel giorno tuo onomastico nella S. Comunione che tutte faremo per te, acciò il buon Dio ti sia largo di grazie e benedizioni. Spero starai bene, così pure don Mario, Lauretta e Maria. Anche noi stiamo, grazie a Dio, benino.
Mercoledì finalmente fu benedetta e posto il SS. Sacramento nella nuova chiesina dedicata al SS. Sacramento e a S. Luigi in Sulbiate. Colla carrozza andai nella nuova casa religiosa, assistetti alla funzioncina, poi ritornai a Brentana. Là lasciai quattro suore. È la quindicesima casa (non contando le tre chiuse); si degni il buon Dio benedirla. Ho fatto fare speciali preghiere pei parenti vivi e defunti e per te e i tuoi cari in modo particolare. Ho mandato là il nostro artistico e gentil altarino, che pare fatto apposta per quella graziosa cappellina; ora è necessario ci pensi per noi a Brentana.
Quando potrai venire qualche giorno a Sulbiate ne parleremo. Di’ al caro don Mario che quando qualche volta potrà venire a Sulbiate, la prima S. Messa desidero la celebri in quella cappellina secondo la mia intenzione.
Ti abitui? È un sacrificio per dovere e Gesù ti ricompenserà largamente! Peppina, Mira, Angiolina e bambini e tutti i parenti stanno bene? Salutami affettuosamente il m. r. don Mario; digli che sempre prego affinché il buon Dio lo faccia e conservi un vero sacerdote secondo il suo dolcissimo cuore e di principi puri e papali e non si lasci ingannare sotto parvenza di miglior bene […] E tu, mio caro fratello, fatti coraggio nella volontà di Dio; usati riguardo anche per l’età tua e consoliamoci col pensiero che facendo la divina volontà un giorno ci riuniremo in Paradiso per non separarci mai più, come si tien certa mediante la divina grazia e i meriti del dolcissimo Gesù colei che con tutto il cuore si dice sempre tua.
Aff.ma ed obblig.ma sorella Suor Maria Laura.
P. S. Se hai bisogno di qualche cosa scrivimi liberamente che tu conosci il mio cuore per te»[14].
Una volta giunte a destinazione, le suore della Famiglia del Sacro Cuore sapevano di poter continuare a contare sulla loro Madre, la quale non le perdeva mai di vista, seguendole attentamente da lontano, occupandosene materialmente, moralmente, spiritualmente.
Intelligente, sensibile, dotata di grandi qualità introspettive e di generosità, Laura sarebbe stata una perfetta madre di famiglia, ma i disegni su di lei furono più grandi. L’animo di un fondatore, proprio perché tale, mette in atto la sua natura paterna o materna, generando spiritualmente le sue creature, formandole e indirizzandole al bene ultimo: la salvezza, attraverso il sacrificio di se stessi per la gloria di Dio ed il bene del prossimo.
La fecondità dei fondatori e delle fondatrici è immensa. Essi costruiscono una Famiglia, i cui componenti trovano il modello a cui guardare con occhio tenero e amabile, per crescere e migliorare, il sostegno a cui fare affidamento, le mani e le braccia a cui affidare gioie e dolori.
Così scrivevano le suore della comunità di Paderno d’Adda a Madre Laura l’8 ottobre 1899[15]: «Oh madre, la calma, la tranquillità di spirito, la serenità di volto che mostrava l’interno del suo cuore ben ci assicurano la sua grande virtù. Oh, per noi ci fu di grande esempio e di eccitamento a sopportare quelle umiliazioni e quelle croci che Gesù ci manda. Sì quegli atti virtuosi saranno sempre scritti nella nostra memoria.
Oh madre, ella sarà sempre la nostra amatissima madre perché noi non possiamo distaccarci da lei; a lei ricorreremo adunque per avere adatti consigli; a lei scriveremo quando ci troveremo angustiate per cose che ci succederanno nel posto ove ci troviamo per sapere come diportarci e godiamo di avere libera volontà di scriverle quando ne sentiremo il bisogno.
E chi meglio della nostra fondatrice la quale ricevette la S. Regola dal Signore, ci saprà consigliare?»[16].
[1] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001, pag. 78
[2] Lettera del card. Carlo Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, al S. Padre Pio X, Milano 27 aprile 1908 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, IV, 2/14
[3] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001, pag. 219
[4] Ibidem
[5] Alle sorgenti… – Storia della Congregazione dal 1880 al 1930, a cura di F. Consolini, Milano, 2001, pag. 221
[6] Lettera circolare di Madre Laura Baraggia, Brentana 30 aprile 1914 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, I, 2/111a
[7] Lettera circolare di Madre Laura Baraggia, Brentana festa patronale di S. Giuseppe – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, I, 2/65b
[8] Cfr. Positio, op. cit., pagg. 253-254
[9] Diario Spirituale, pag. 200
[10] Ibidem, 152
[11] Ibidem, 167
[12] Ibidem, 175 (si tratta della casa di Trezzo sull’Adda)
[13] Ibidem, 142.145
[14] Lettera di madre Maura Baraggia al fratello Francesco, Brentana 29 settembre 1912 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, I, 3/450
[15] Questa lettera ha una connotazione particolare a causa del momento di prova e di sofferenza che madre Laura e tutte le suore stavano vivendo: ella aveva dato le dimissioni da superiora generale, il 15 agosto dello stesso anno, in conseguenza della controversia legata alla vicenda dell’Osservatore cattolico (per la quale si rimanda al capitolo seguente). Il 7 ottobre le suore avevano eletto al suo posto suor Maria Anna Stucchi.
[16] Lettera della casa di Paderno d’Adda a M. Laura Baraggia, Paderno 8 ottobre 1899 – Orig.: Archivio della famiglia S. Cuore di Gesù, Brentana, I, 5/57